Her, l’amore futuristico di Spike Jonze al Festival del cinema di Roma

Giornate con poche star ma tanto cinema di qualità

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Può un uomo innamorarsi di un sistema operativo? Se la domanda vi pare inquietante in sé, sappiate che il regista Spike Jonze non solo se lo è chiesto seriamente, ma intorno a questa domanda ha costruito la sua ultima fatica cinematografica: “Her”. Uno scenario futuristico e inquietante, ambientato tra Los Angeles e Shangai, dove si tenta di dare risposte a questo inquietante dilemma scandagliando il rapporto tra l’uomo e la tecnologia, ultima utopia che sembra dare tutto ma che in realtà toglie molto. «Her – spiega il regista di “Essere John Malkovich” – non vuole prevedere quello che ci riserva il domani, ma immagina come sarebbe vivere in un mondo comodo e facile, ma che alla fine fa sentire soli. La tecnologia mette tutto a portata di mano ma questa realtà utopica isola le persone e ferisce ancora di più». Al resto pensa la colonna sonora degli Arcade Fire.

Sempre per il Concorso, da segnalare le proiezioni di “Quod Erat Demonstrandum” di Andrei Gruzsnick (ore 17) e “I corpi estranei”, ritorno alla regia di Mirko Locatelli, apprezzato autore e produttore di documentari, regista de “Il primo giorno d’inverno”. Gruzsnick, autore romeno alla sua opera seconda, racconta una storia della metà degli anni ‘80, sotto la dittatura di Nicolae Ceauşescu: il protagonista è un uomo controcorrente che decide di pubblicare un articolo senza chiedere il permesso alle autorità. L’effetto clone de “La vita degli altri” aleggia su tutto il film. “I corpi estranei” invece racconta le storie di due uomini, uno alle prese con la malattia del figlio (Filippo Timi), l’altro un maghrebino (Jaouher Brahim) che assiste un amico. L’incontro in ospedale metterà a confronto le due identità impaurite, rimaste sole con il loro dolore.

Attesa per l’incontro di domani con Wes Anderson, cineasta americano che racconterà la sua Hollywood insieme a Roman Coppola, sceneggiatore con il quale ha lavorato in “Moonrise Kingdom”. Sempre domani il Festival consegnerà il Premio alla carriera 2013 ai familiari del regista russo Aleksej Jurevic German, scomparso lo scorso febbraio, e presenterà in prima mondiale “Hard to Be a God”, ultima opera del regista tratta dal romanzo dei fratelli Boris e Arkadi Strugatski.

 

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