Laura Avallone e le Calypso Chaos

A pochi mesi dall’uscita del loro primo album e a un passo dalla partecipazione alle selezioni di Sanremo Giovani la cantautrice ci racconta desideri e progetti di quattro grintose ragazze

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«Avevo cinque anni e mezzo quando vidi i Queen in televisione. Il giorno dopo costrinsi mia madre a comprarmi una chitarra e per dodici anni studiai musica classica. Iniziò tutto così». A parlare è Laura Avallone, cantautrice, compositrice e leader carismatica delle Calypso Chaos, promettente band romana di sole ragazze.

Il gruppo è nato nel 2011 ma ha già alle spalle un bel bagaglio di esperienze: esibizioni nei più importanti locali della capitale, dal Contestaccio all’AngeloMai, dall’Alpheus al ComingOut; una partecipazione come unica band italiana al Fame Festival di Londra; un premio della critica al Contursi Terme, assegnato dal giornalista e critico musicale Mario Luzzatto Fegiz e un prestigioso primo posto al Festival di Piombino. «Al Festival Nazionale di Piombino ci hanno premiato il critico Dario Salvatori e Steve Lyon (ingegnere del suono e produttore inglese che ha collaborato con artisti del calibro di Paul McCartney, Depeche Mode, The Cure, ndr). È stato fighissimo perché era organizzato davvero bene. E perché da lì ha avuto inizio tutto».

Aveva avuto voglia di mollare, Laura. Ce lo racconta con la grinta di chi è sopravvissuta. «Ero a un passo da un contratto molto grosso con una casa discografica di Modena ma dopo un anno di tira e molla, quando era ora di cominciare le registrazioni, il titolare di questa casa discografica mi diede buca. Era l’ennesima delle tante fregature prese. Stavo per lasciare tutto. Invece incontrai le ragazze. Dopo un paio di prove capimmo che la cosa poteva funzionare. Eravamo due chitarre acustiche e un basso e quella dimensione elettroacustica ci piaceva davvero. Ci dava l’opportunità di sperimentare cose un po’ insolite e ci permetteva di trovare facilmente le serate. Allora ci siamo messe alla prova con dei concorsi e li abbiamo vinti. A Piombino abbiamo anche ricevuto i complimenti di Andy dei Bluvertigo. È venuto da noi e ci ha detto: “Io non so se la vostra carriera proseguirà ma mi siete piaciute tantissimo e, per quel che vale, volevo farvi i miei complimenti”. Martina Bertini, la nostra bassista, mi ha detto: “Lo vedi? Forse è il caso che continuiamo e prendiamo questa cosa un po’ più seriamente”. Da lì non ci siamo più fermate».

Ventinove anni, un album in uscita a febbraio, un’esibizione all’Auditorium Parco della Musica a marzo e la partecipazione alle selezioni del prossimo Sanremo Giovani, Laura è una che sa quello che vuole. «Abbiamo visto che avevamo tante serate e ogni volta veniva più gente. Cominciavano a chiederci dischi e allora ci siamo messe in studio. È venuto fuori un album sperimentale con cinque tracce registrate in studio e quattro dal vivo durante un’esibizione live. Si chiama “Nessuna teoria del Chaos” e uscirà per la Helikonia, l’etichetta discografica con cui ci presenteremo a Sanremo».

Il “Chaos” è presente anche nel nome del tuo gruppo. È un tema ricorrente?
«Sai, ho fatto il classico e sono un’appassionata di letteratura e mitologia greca. Mi piaceva l’accostamento tra il Chaos, da cui tutto ha avuto origine, e Calipso, la ninfa che tenne prigioniero Ulisse».

Ti sei immedesimata in una ninfa che seduce e imprigiona?
«Più che altro mi piaceva l’abbinamento tra una semidivinità dedita a eccessi di tutti i tipi e il caos. Era una cosa un po’ autoironica visto che eccessi e casini ricorrono spesso nella mia vita privata».

Dal caos all’incomunicabilità, tema portante del vostro disco in uscita.
«Sì. Ed è anche il tema del brano che porteremo a Sanremo e del quale però non si può parlare. L’incomunicabilità è una cosa che mi colpisce particolarmente. La gente non si parla più e la colpa è della tecnologia. Ti fai un account su Facebook o Whatsapp e finisci per comunicare solo attraverso un mezzo. È aberrante. E alcuni pezzi che ho scritto parlano di questo».

Laura scrive musica e testi per il gruppo ma ci racconta che non ha mai pensato di presentarsi da sola.
«Io credo che il bello del nostro progetto stia anche nella natura del progetto stesso. È vero che scrivo, produco e arrangio io ma l’apporto delle ragazze è fondamentale. Con Martina Bertini (basso e stomp box, ndr) mi sono trovata subito benissimo. Annalisa Baldi è una delle chitarriste più brave in assoluto nel panorama musicale romano. E al gruppo si è aggiunta da poco Tamara Scacciati col suo cajon che, a differenza della batteria, ci permette di non snaturare la nostra dimensione acustica. Calypso Chaos è l’unione di noi quattro. Se fossi da sola non sarebbe la stessa cosa».

La strada da percorrere è lunga ma il talento non manca. Dove ti vedi tra dieci anni?
«Non mi vedo – si schermisce lei – penso di morire prima. A 33 o 34 anni al massimo».

Stiamo al gioco. Janis Joplin, Brian Jones, Jim Morrison, Jimi Hendrix. Tutti scomparsi a 27 anni. Cavolo, sarai fuori dal club dei “maledetti” per una manciata di anni.
«Sì ma io non sono una rocker di quel tipo – risponde decisa – non sono una rocker maledetta. E, sai che c’è? Non mi interessa esserlo». Laura sorride ma nella sua voce c’è la consapevolezza di chi sa dove sta andando. E la caparbietà della bambina che, un giorno di diversi anni prima, guardando Freddy Mercury in televisione, decise di diventare una cantante.

 

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