Pensiero a tre: in scena al teatro Testaccio una piece tutta al femminile

In scena il 7 e l’8 marzo, tre attrici portano in scena l’amore perduto

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Pensiero a Tre al Teatro Testaccio Festa della donna

Un viaggio interiore percorso da tre punti di vista differenti, che inizia dalla lacerazione, derivante dall’abbandono e dal dubbio di non avere più un’altra possibilità, attraversa il dolore, per giungere ad un nuovo equilibrio di gioia e di serenità, fino alla ri-unione. Perché a volte può essere più facile incolpare il corpo e separare la mente da esso, anziché lavorare con il ritmo del cuore e cambiare la propria vita.

Nella serata dell’8 marzo, conversazione con il pubblico dopo lo spettacolo, con la psicologa Simona De Antoniis.

Chiediamo ad Armanda Salvatori, psicologa, coautrice e interprete dello spettacolo, perché quando si parla d’amore perduto… si pensa subito a una donna!

Questo lavoro teatrale è la storia di un amore perduto, quello per se stessi prima ancora che quello per un’altra persona. Perché sono le donne a soffrire di più quando finisce una relazione?

Da psicologa, rispondo con un dato scientifico. Da una ricerca condotta dall’University College di Londra su 5.705 soggetti di 96 nazioni diverse sappiamo che il dolore su una scala da 1 a 10 ha un coefficiente di 4,21 per le donne, rispetto a quello di 3,75 presentato dagli uomini. Perché ogni relazione per le donne è un progetto di vita, fatto di affinità e intenti comuni che fa spostare il baricentro verso un “noi” ideale”e quando le donne sono lasciate o loro stesse lasciano per loro è un crollo totale. Piangono, soffrono, talvolta si rifugiano nel cibo o lo rifiutano; un lutto che richiede mesi, talvolta anni per essere elaborato e raramente diventa una ferita che rimane aperta per tutta la vita. Sono le donne più capaci dell’uomo a dialogare con il dolore e non sempre l’accaduto costituisce un evento negativo, perché la sofferenza diventa anche un occasione per la donna che riesce a conoscersi meglio  grazie alla sua capacità introspettiva.

Festa della donna, scrittura al femminile. Quando si parla d’amore ci concentriamo su noi stesse. E l’uomo?

L’uomo vive la fine della relazione (soprattutto se lasciato) come un fulmine a ciel sereno con una disperazione che è soprattutto ferita narcisistica. Gli uomini non ammettono gli errori e preferiscono negare o “è una stronza, non ha capito chi sono”; in alcuni prevale il bisogno di vendetta che li porta a scegliere una donna che molte volte ha caratteristiche opposte alla prima, in una sorta di compensazione del rifiuto subìto. Più sensibili alla solitudine hanno più bisogno di ricostruire al più presto un’altra relazione. Fingono forza, indifferenza ma spesso restano legati a quella relazione con un sentimento sommerso che, inascoltato e non elaborato, può anche tornare a distanza di tempo a riaffiorare.

Al Teatro Testaccio, il 7 e l’8 marzo alle ore 21.

 

Angela De Vito

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