Dopo trentuno anni si riapre il caso della morte di Valerio Verbano. Sono due infatti gli indagati. che la procura di Roma ha iscritto nel suo registro. Due uomini sospettati dell'uccisione di Valerio Verbano, il giovane militante della sinistra extraparlamentare degli anni tra la fine dei '70 e l'inizio degli '80. Dei due soggetti, uno vivrebbe da tempo all'estero, l'altro sarebbe un professionista che vive e lavora in Italia. I due sarebbero stati molti vicini, ai tempi, ai Nar.
Gli accertamenti sono coordinati dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti e dal sostituto Erminio Amelio. Ieri un grande corteo ha sfilato per le vie in cui tutti sanno che "Valerio vive": quelle strade tra Montesacro, Valmelaina e Tufello da sempre fedeli ai valori della sinistra.
Valerio Verbano era un giovane militante di sinistra che, appena 19enne, fu ucciso con un agguato nella casa in cui viveva con i genitori (che furono legati e imbavagliati) il 22 febbraio 1980 in via Monte Bianco, nel quartiere Montesacro. Il giovane Valerio, iscritto al liceo scientifico "Archimede", era un appassionato studioso e impegnato in politica.
Le sue ricerche gli costarono prima l'attenzione di certi gruppi di destra della zona e probabilmente anche la morte. In quegli anni era fortissima nell'attuale IV municipio la contrapposizione tra gruppi dei quartieri storicamente di sinistra e altre zone, di più recente costruzione come Talenti, dove la destra aveva messo più facilmente le sue radici.
Oggi, dopo inchieste chiuse senza alcun colpevole, prove distrutte e più di un libro-inchiesta che ha tentato di ricostruire i tanti frammenti di verità lasciati in giro dalla tragedia, si riapre uno dei tanti casi di omicidio senza colpevole annidati nelle vie dei quartieri romani. (5web)