Questa mattina la rete "Verso il primo marzo" ha occupato, insieme a qualche esponente di Action, la Camera di commercio italo-libica in viale Regina Margherita, a Roma.
Un atto di protesta, secondo quanto si legge in una nota emessa dagli occupanti, contro "Un'attività fatta di fiere, affari e missioni, fatta di complicità e di tour nella free zone istituita dal colonnello a uso e consumo delle imprese italiane, libere di andare e venire da nord a sud del Mediterraneo, mentre i rifugiati sub sahariani morivano a suon di respingimenti nei lager libici della Berlusconi-Gheddafi Incorporated".
“Per la fine dei bombardamenti – prosegue la nota – e del massacro dei civili di ogni nazionalità presenti in Libia, perché Gheddafi se ne vada subito, per il dovere all'accoglienza di cui oggi l'Italia deve farsi carico, per affermare un diritto d'asilo europeo per chi si ribella alle politiche di fame e violenze sull'altra sponda del nostro Mediterraneo, recapitiamo oggi un ordine di espulsione alla Camera di commercio italo-libica. Non si firmano affari con il sangue".
Gli attivisti si sono poi diretti all'Ambasciata libica di Roma, in via Nomentana e, al grido di "Assassino! Assassino!", hanno scavalcato la cancellata e sotituito la bandiera della Libia istituita da Muhammar Gheddafi con quella storica rossa, nera e verde. La bandiera verde simbolo del Colonnello è stata bruciata dai dimostranti al grido di "Libia Libera, Libia libera".