"Fuori i fascisti dall'università" e "Nessuna lezione sul diritto alla casa da chi ci specula su". Gli studenti si ribellano e bloccano un dibattito sul diritto alla casa che si sarebbe dovuto tenere ieri all'università La Sapienza alla presenza di Alfredo Antoniozzi, assessore alla Casa del Comune di Roma e Teodoro Buontempo, assessore alla Casa della Regione Lazio.
L'iniziativa era stata organizzata da Orizzonti Blu, un'associazione vicina ad Azione Universitaria ma l'incontro con i due assessori è stato infine annullato. Gli universitari hanno appeso all'esterno dell'edificio e nei corridoi i loro striscioni prendendo d'assalto l'Istituto per difendere il diritto all'abitare contro ogni forma di prevaricazione: gli studenti si sono opposti a un dibattito senza un diretto confronto e contro un governo che non dà garanzie e che su questo terreno «sembra non fare il minimo passo avanti».
Una mobilitazione contro i due assessori, contro case a costi stellari, stanze senza finestre e che a volte sembrano dei veri e propri tuguri. Una mobilitazione per difendere studenti e precari che non hanno nessuna agevolazione. Queste, in sostanza, le motivazioni che hanno spintogli studenti alla protesta di ieri mattina.
Dure critiche arrivano da Federico Guidi, consigliere Pdl di Roma Capitale: «E’ curioso che proprio i collettivi che a parole si dicono sempre molto sensibili sui temi della casa e dell’emergenza abitativa, non trovino niente di meglio che esercitare le loro perenni frustrazioni impedendo un convegno sulla casa all’università La Sapienza, promosso dalle amministrazioni comunali e regionali».
Ironico il consigliere Colosimo (Pdl): «Devo ammettere che mi ha fatto un po' sorridere lo striscione esposto dai ragazzi dei collettivi ‘Fuori i fascisti dall’università’, si renderanno conto di essere assolutamente fuori tempo e fuori luogo? Invece che continuare ad essere orgogliosamente figli di una politica vecchia e nostalgica, pensassero al loro futuro, magari elaborando qualche proposta, invece che continuare ottusamente ad evitare il dialogo».
Stefano Crocco