Un furto di 16mila euro è alla base dell'omicidio dell'anziano pastore trovato cadavere il 19 giugno scorso nella sua roulotte al Quarto Miglio. Un colpo che ha visto coinvolte nel delitto sei persone, giunte a Roma direttamente dalla Romania. Cinque di loro, tutti cittadini rumeni di età compresa tra i 19 ed i 40 anni, sono stati fermati dai carabinieri della compagna Roma Eur. Il sesto componete del gruppo è ancora ricercato e potrebbe essere fuggito all'estero subito dopo il delitto. E' questo il quadro che emerge dopo dieci giorni di indagini coordinate dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani.
Il 17 giugno scorso alcuni componenti del gruppo sono sbarcati a Roma, provenienti dalla Romania, sollecitati a venire nella capitale da un loro connazionale che abita in una baracca al Quarto Miglio. L'uomo in passato aveva lavorato alle dipendenze di Sabatino Onofri, la vittima, e avrebbe segnalato ai suoi complici in Romania, tutti incensurati, l'esistenza di una somma di denaro di 16mila euro nelle disponibilità del pastore facilmente trafugabile dalla sua roulotte. Da qui è scattata l'organizzazione del piano per impossessarsene, doveva essere un colpo mordi e fuggi, dopo averlo compiuto i 6 sarebbero potuti tornare immediatamente in patria. Qualcosa però nel piano dei sei è non andato per il verso giusto. Quando, nella notte tra il 17 e il 18 giugno, si sono avvicinati alla roulotte di Sabatini l'uomo ha esploso alcuni colpi in aria con una scacciacani. Ne è nata una colluttazione e il pastore è stato preso a mazzate. Gli aggressori, dopo aver messo a soqquadro la roulotte senza trovare il bottino che stavano cercando, sono fuggiti. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, uno di loro è immediatamente tornato all'estero, altri tre sono andati in Calabria e sono stati arrestati in provincia di Cosenza. Il primo a finire in manette è stato il bracciante che aveva lavorato assieme alla vittima e che in un primo momento si era assunto la piena responsabilità dell'omicidio. Le indagini degli inquirenti invece hanno portato poi all'arresto di un complice, a Zagarolo, e di alri tre, in Calabria, che nel frattempo si erano reimpiegati come agricoltori.
«Ormai con pochi euro si può viaggiare in Europa, compiere un crimine, e tornare immediatamente in un'altra nazione» ha detto preoccupato il pm Pierfilippo Laviani. Dopo il fermo dei primi cinque indagati ora le indagini proseguono per arrivare anche alla sesta persona del gruppo.