Dopo tante polemiche è giunto il giorno dello “sgombero” definitivo degli anziani della casa di cura Roma 2 di via Casal Boccone. La struttura privata che da circa 40 anni ha garantito in modo dignitoso la vita di molti “anziani fragili”, come vengono chiamate quelle persone afflitte da diverse patologie e complicanze spesso irreversibili, che in campo medico rappresentano uno dei principali problemi legati alla geriatria. E in questa struttura del Municipio IV, in piena zona di espansione urbanistica, ne vivevano circa 80 di queste persone, molte delle quali senza famiglia. Gli scatoloni pieni di pochi ritagli di vita vengono caricati su un furgone in attesa fuori, perché più avanti non si può proseguire: le panchine sono infatti di traverso davanti al cancello. Il pulmino del Comune era arrivato dopo le 9 per trasferire i combattivi nonni rimasti “asserragliati” lì a bloccare l’entrata. Sguardi desolati, occhi lucidi. Qualcuno carezza un animaletto. C’è rassegnazione in quei visi vissuti che nascondono la voglia di non farsi mettere i piedi in faccia da un potere sordo e arrogante, che li sa trattare solo come numeri.
Ma la situazione è incerta anche per i posti di lavoro nonostante le rassicurazioni. Incontrando in mattinata gli anziani, l'assessore Sveva Belviso ha parlato di «strumentalizzazione» e di «terrorismo psicologico su situazioni di fragilità» perché «nessuno sta cacciando nessuno ma la struttura privata costa 4,5 milioni di euro l'anno e accoglie 69 persone, con una spesa pro capite di 5.300 euro al mese a fronte di un costo medio di mercato di 1.500 euro. Un risparmio per garantire l'assistenza a chi oggi non ne ha». «Dovrete passarmi sopra», grida l’ex presidente del consiglio del Municipio IV Teresa Ellul, sdraiata in terra con accanto quelli dello Spi Cgil che parlano di «deportazione». Nei giorni scorsi gli ospiti hanno dovuto sottoscrivere una “scelta” su dove andare. Qualcuno ha accettato il rientro a casa (con un contributo dai 400 ai 1000 euro/mese da marzo 2012, secondo l’Isee); altri il trasferimento nella casa di riposo Bruno Buozzi e altri ancora a Roma 3 ( Torre Spaccata e Pineta Sacchetti). «Una richiesta poco capita e firmata solo per paura quando hanno saputo che gli staccavano luce, acqua e gas», racconta uno dei presenti. «Stanno disgregando questa comunità e peggiorando la loro qualità della vita, per meri calcoli economici», dichiarano i consiglieri municipali Federica Rampini e Riccardo Corbucci (Pd), mentre con la consigliera comunale Gemma Azuni (Sel) presidiavano le operazioni del trasloco. Presenti al sitin anche il consigliere provinciale Pd Marco Palumbo e il capogruppo Pd in IV municipio, Paolo Marchionne, che hanno parlato di «Promesse disattese, anziani trattati come pacchi e volontà dei cittadini ignorata». Sullo stesso tono il consigliere del Pd alla Regione Lazio, Enzo Foschi. «Barbarie e fallimento da fine impero del sindaco Alemanno», è stato il commento del senatore Stefano Pedica (Idv).
Maurizio Ceccaioni