Era stato condannato a 5 anni e 4 mesi per l'omicidio di Marta Russo, la studentessa romana raggiunta da un colpo di pistola alla testa il 9 maggio del '97 mentre passeggiava lungo i viali dell'università "La Sapienza" di Roma. Oggi quell’uomo, per una coincidenza ironica e beffarda di quelle che inventa, a volte, il destino, insegna proprio nello stesso liceo che Marta aveva frequentato da ragazza, il Cavour. Liceo presso il quale, all’inizio dell'anno scolastico, gli è stata assegnata la cattedra di Storia e Filosofia.
Comprensibile l’amarezza della madre, Aureliana Russo: “Ti senti come perseguitato dal destino, ma tanto è inutile perché non ci si può far nulla». Certe notizie, spiega la madre di Marta, «mi sconvolgono sempre e minano il mio precario equilibrio, raggiunto negli anni a fatica. Ma soprattutto non mi aiutano a voltare pagina, cosa che ho cercato di fare intitolando un'associazione a Marta per la donazione degli organi. Proprio martedì prossimo al Centro Trapianti Regionale del San Camillo assegneremo tre borse di studio da 5000 euro ad altrettanti medici neo-laureati per approfondire la cultura del trapianto. Sono queste le situazioni che mi danno la forza di andare avanti”.
Nulla ha potuto fare Tecla Sannino, la preside del liceo: “Pur partecipando al dolore della famiglia di Marta Russo, e condividendo la perplessità dell'opinione pubblica, in qualità di dirigente scolastico e in qualità di rappresentante legale dell'istituto, sono tenuta a rispettare la sentenza della Cassazione e le normative vigenti che prevedono nomine di docenti supplenti secondo le graduatorie provinciali, curate dall'Uff ambito territoriale”. “All'inizio dell'anno la madre di una alunna del Cavour mi telefonò sconvolta – ha raccontato la preside – per dirmi la novità: Scattone insegnava lì. Mi disse che volevano fare qualcosa per protestare, ma poi non ho più sentito nessuno, né tantomeno ho telefonato io. Del resto con chi me la potrei prendere? Con l'ultima sentenza Scattone non è più interdetto dai pubblici uffici, quindi… Capisco che si debba guadagnare il pane ma dovrebbe fare un altro mestiere. Dopo un delitto così atroce, lui non può essere un educatore di giovani; proprio lui non può insegnare filosofia. In tutte le scuole dove è andato ad insegnare i genitori si sono ribellati ma non hanno potuto far niente. È la legge”.