Quattro parti in cinque mesi, ma la Regione Lazio assicura: «La Casa del Parto Acqualuce di Ostia è aperta e perfettamente funzionante». Eppure, la denuncia è arrivata dal Comitato a difesa della Casa del parto e dei servizi materno-infantile e dal Cobas: «Mancano le ostetriche e infermieri. Costretti a fare i doppi turni, non riescono a sostenere l’impegno».
Ha suscitato non poche polemiche il grido dall’allarme tanto che sono scesi in campo anche il consiglieri Pd Enzo Foschi e Giuseppe Sesa che in una nota hanno dichiarato: «E' allarmante quanto dichiarato dai rappresentanti della Rsu della sanità, relativamente alle problematiche della struttura "Acqualuce" dell'ospedale G.B. Grassi, tale struttura infatti, doveva e dovrebbe rappresentare uno dei fiori all'occhiello del nosocomio Lidense e dell'azienda Rmd tutta, invece così come per il resto dei servizi la strutturale ormai carenza di personale impedisce il funzionamento ottimale della struttura. Il personale in servizio – sottolineano – non è numericamente adeguato per consentire il parto naturale alle pazienti che ne fanno richiesta. Oltre alle difficoltà strutturali legate al debito e al piano di rientro ritengo che le responsabilità, forse uniche, della situazione al collasso della sanità siano dovute alla mancanza della dirigenza della Roma D, difatti è inaccettabile che la governatrice Polverini non abbia ancora provveduto a nominare il direttore generale».
L’assessorato regionale ha però risposto: «La Asl Roma D sta proseguendo ad aumentare il personale ostetrico al fine di garantire una maggiore capacità operativa di tutto il blocco parto dell’Ospedale Grassi, e quindi anche della Casa del Parto. Un’ulteriore unità di personale ostetrico infatti è già in servizio e altre quattro entreranno in servizio dal primo dicembre. I lavori per la messa a norma della struttura inoltre stanno proseguendo. E’, infatti utile ricordare che la Casa del Parto appena un anno fa era semplicemente una sperimentazione destinata, questa si, a finire e a chiudere i battenti o a proseguire a colpi di proroga senza una chiara definizione all’interno del sistema sanitario regionale».
Francesca Rosati