Continuano a far discutere le vicende legate al parcheggio di via Panama. La sentenza della cassazione che conferma il sequestro del cantiere allarga scenari interessanti. Il parcheggio interrato multipiano fa la sua comparsa a Marzo 2010 su un'area privata all'interno di Villa Ada, per un totale di 596 posti auto. Da lì tutta una serie di battaglie di comitati e cittadini, che rivendicano vincoli paesaggistici su un’area contrassegnata come villa storica, fino al sequestro penale del cantiere e all’attuale sentenza della Suprema Corte.
Caso chiuso? Niente affatto. Il pronunciamento della cassazione infatti, anche se quello di via Panama non è tecnicamente un intervento del Piano, è una sentenza epocale che potrebbe creare un precedente facendo cadere i Pup come un castello di carte. I motivi della conferma sono infatti da individuare nell’interpretazione della Legge 122/89 (Legge Tognoli) su cui si basa l’intero Piano Parcheggi che fino ad oggi ad essa si ispira. La Legge Tognoli, che ha l’obiettivo di promuovere la realizzazione di parcheggi, per evitare speculazioni, a fronte delle facilitazioni economiche e fiscali, inserisce infatti dei vincoli: i box diventano «pertinenziali», cioè possono essere acquistati solo da proprietari di immobili (nei dintorni del parking) e successivamente ceduti solo ai nuovi acquirenti degli stessi immobili.
L’area di influenza del parcheggio, utile per stabilire quali sono gli immobili che possono acquistare i box, viene però fissata dal Comune in un raggio prima di 500 metri dal parcheggio, poi, a luglio 2010, di 1000 fino ad arrivare a dicembre 2010, a tutto il perimetro cittadino: diventa così potenziale acquirente dei box qualunque proprietario di immobile della Capitale. Ora che la Cassazione mette in discussione queste libere interpretazioni del Comune, dichiarando che le norme attuative «non rispondono ai requisiti fissati dalla legge», i comitati si chiedono se non sia possibile impugnare altri cantieri, e rilanciano la sfida: «Sul grande equivoco della ‘pertinenzialità’ continueremo le nostre battaglie – dichiara Maria Spina del comitato via Panama – ma del buco nel ventre di Villa Ada ora che ne sarà?».
Marco Di Tommasi
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