«Non siamo più liberi di respirare e di uscire da casa quando vogliamo. Siamo costretti ai domiciliari tutte le sere, sperando di non ammalarci». Parole pesanti come macigni quelle dei residenti di Tor de’ Cenci esasperati dai miasmi tossici che arrivano dal campo nomadi installato da anni nel quartiere. Quasi un grido disperato, rivolto al cielo, più che alle istituzioni. E sì che, dal ministro dell’interno a quello della salute, passando per le maggiori cariche cittadine, tutti quanti sono stati messi al corrente. Anche i principali media nazionali, conoscono questa vicenda, descritta in maniera accorata da un cittadino di Tor de’ Cenci, un giovane padre, preoccupato per la salute della sua famiglia per quello con cui, quotidianamente, è costretto a confrontarsi. «Ogni tardo pomeriggio e la notte, i nomadi del campo di Tor de’ Cenci, danno fuoco a pneumatici, vernici e materiale plastico, creando una cappa di fumo nero e denso in tutto il quartiere. Sono anni che questa storia va avanti, l'intero quartiere di Tor De Cenci è stato costretto a serrarsi nelle case per evitare di respirare la diossina che si sprigiona, si sedimenta su tutta la zona creando gravissime conseguenze per la nostra salute”.
La storia del Campo Nomadi di Tor de’ Cenci,inaugurato in pompa magna nella prima metà degli anni ’90, è tristemente nota. Doveva essere un centro modello, invece, per il progressivo abbandono delle istituzioni, è divenuto un purgatorio per chi vi soggiorna e per quanti risiedono nelle aree limitrofe. I nomadi, sono aumentati esponenzialmente, toccando quota 400, mentre il presidio sanitario interno è venuto meno, insieme alla presenza della municipale. Il risultato è stato un progressivo imbarbarimento delle condizioni di vita dei nomadi e, di conseguenza, dei cittadini di Tor de’ Cenci. Il campo è stato declassato da autorizzato a tollerato e da anni si parla di una sua chiusura. Nel frattempo però, a ritmo quasi quotidiano, vengono bruciate quantità crescenti di pneumatici, impestando l’aria di diossina. Per affrontare questa situazione, il CdQ ha elaborato una petizione, per sensibilizzare le istituzioni e per dare una speranza ai residenti, cui più volte è stata promessa la chiusura del Campo. Anche il vice sindaco Belviso, che proviene da quel territorio, si è più volte spesa, recapitando lettere a domicilio agli abitanti del quadrante, per rassicurarli sulla bontà del cosiddetto Piano Nomadi. Ed anche per questo, dopo aver tranquillizzato il comitato, ricevuto con una piccola delegazione lunedì scorso in Campidoglio, il vice sindaco ha in serbo una visita, nella giornata di oggi, durante la quale annuncerà il trasferimento dei nomadi presso il campo di “La Barbuta”, entro gennaio.
Fabio Grilli