Villa Doria Pamphilj è il più grande parco di Roma. Entrando dall'ingresso di via della Nocetta, troviamo i primi segni del degrado: graffiti e cartacce su tutte le mura perimetrali della villa. Non ci sono venditori abusivi come a villa Borghese e in viale della Botanica troviamo anche la vigilanza. Percorrendo il parco ci accorgiamo che i percorsi non sono ben delineati e sono assenti le mappe e le indicazioni sulle specie arboree, infatti molti dei cartelli contenenti le informazioni sulle piante sono stati divelti o sono usurati dall'incuria. «Sui pannelli siamo fermi – ci dice Fabio Bomarsi della Commissione Ambiente del Municipio XVI – per un problema di fondi del Comune». Attraversata via Leone XIII, ci inoltriamo nella parte storica della villa: tante le aree recintate con cartelli di pericolo. Ancora in stand by i lavori per la riqualifica del giardino dei cedrati. La vegetazione è incolta, ci addentriamo nella pineta: troviamo statue decapitate. Nella parte della cascata e del lago del Giglio ci sono cartacce e zone recintate.
«Urge la bonifica dei boschetti che sono diventati rifugio per i meno fortunati, soprattutto nella parte vicina al centro anziani. – continua Fabio Bomarsi – Queste aree sono vere discariche. C'è bisogno di un impiego di maggior personale, sebbene l'ufficio giardini abbia già due squadre impegnate nella manutenzione della villa». Tra viale del Giardino del teatro e viale della Cappella Pamphilj, c'è la fontana della Venere con le sue statue deturpate. Atti di vandalismo e usura anche nelle panchine vicino al roseto. Ci avviciniamo all'uscita di viale Gabriele Laviron dove ci si prospetta lo stesso scenario: transenne a difesa di uno strapiombo, cartacce, graffiti, annunci e avvisi di pericolo. «Non sono danneggiamenti dell'ultim'ora. – ci racconta una signora che frequenta il parco – Sono anni che la villa è in questo stato». «L'estate, con le tante feste del quartiere, è peggio», le fa eco un residente di viale Trastevere.
Paola Filiani