«Oggi i cittadini e le associazioni della Rete Sociale Casalbertone hanno occupato il tetto e l'area tuttora cantierizzata del nuovo complesso edilizio della C.A.M. a Via di Portonaccio – Via De Domicinis. L'occupazione proseguirà finché il Campidoglio e la società costruttrice non assumeranno chiari impegni, con l'immediata convocazione di un tavolo tra le amministrazioni locali competenti (Comune e Municipio V), la Cam srl e le associazioni del territorio, che stabilisca con certezza tempi e modalità di realizzazione dei servizi e degli spazi pubblici per il quartiere». Queste le parole con cui la Rete Sociale ha dato comunicazione dell’occupazione.
«A Roma la rendita e la speculazione la fanno da padrone – ha denunciato la Rete – Su ciò che un tempo era suolo pubblico continuano a spuntare come funghi nuovi complessi residenziali privati. Enormi palazzi che vengono su, appartamenti da vendere a prezzi esorbitanti, profitti certi per il business della speculazione. Alla faccia della crisi. Ma delle opere di compensazione e dei servizi che dovevano garantire la vivibilità del territorio, come sempre, non c'è traccia. A Casalbertone, a due passi dal nuovo 'centro commerciale’ Stazione Tiburtina, le opere di compensazione dovute da anni alla cittadinanza non hanno mai visto luce”.
“Quali sono gli ostacoli al rispetto degli impegni presi nei confronti dei cittadini? – si chiede Rete Sociale –Perché il Comune di Roma e il V Municipio si disinteressano del problema e non rilasciano le autorizzazioni del caso? Mentre l'Ufficio Vendite della CAM cerca di vendere appartamenti di lusso in un quartiere popolare, Casalbertone ancora aspetta le piazze pedonali, la ristrutturazione della scuola materna, le aree verdi attrezzate (Parco Conticelli), il centro polifunzionale per dare sede alla palestra popolare e alle associazioni, il potenziamento della rete idrica e fognaria – in un quartiere che si allaga alle prime due gocce d'acqua. Con il rischio che, a cantiere definitivamente chiuso, la CAM finisca per 'liquidare’ in denaro anziché realizzare le opere dovute. La città è un bene comune. I diritti di molti valgono più dei profitti di pochi».