«Era un sogno, adesso è un incubo». Roberto Giocurano, 32 anni, un mutuo di 170 mila euro e un matrimonio imminente, che forse dovrà essere rimandato. Da mercoledì alle 12 è incatenato ad un palo davanti all’ingresso dello stabilimento Sigma Tau. Ha chiuso il lucchetto quando ancora non sapeva di essere tra i destinatari della CGIS. «La lettera è arrivata alle 19».
Perché era già incatenato? «Per far vedere a tutta l’Italia come ci ha ridotti questa azienda. Lotto non solo per me, ma per tutti i 569 lavoratori colpiti così a tradimento e anche per quelli che, pur conservando il posto, hanno pianto mentre timbravano l’entrata». E la situazione di Roberto, per quanto tragica, non è tra le peggiori. «Anche se adesso non so come pagare il mutuo o non potrò farmi una famiglia, c’è chi sta peggio di me: moglie e marito, con 3 figli a carico, entrambi messi in CGIS, così come persone monoreddito, disabili, malati incurabili. Questa nuova proprietà aziendale ha agito senza alcuna umanità: ma noi non siamo numeri, siamo gente vera». Solo nella notte, con la temperatura sottozero, ha chiesto una coperta.
Quanto resterà incatenato? «Fino a quando le forze mi reggeranno. Tra il freddo e la fame sto davvero soffrendo, ma ci sono colleghi che sono pronti a gesti ancora più disperati. E’ su questo che l’azienda dovrebbe riflettere: per risolvere la crisi aziendali ci sono altri modi, oltre a massacrare i lavoratori».
Maria Corrao