Sigma Tau, produzione bloccata

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«Parlo a nome di tutti, per questo il mio nome non ha importanza». Così ha esordito una dipendente della Sigma Tau nell’illustrare la vicenda che vede centinaia di persone coinvolte nella cassa integrazione.

«Quando ho provato a passare il mio badge e non è accaduto nulla di strano sono rimasta interdetta: non sapevo se esserne contenta o no, visto che entrando mi sono messa a piangere. Pensavo a quei colleghi a cui invece il tesserino non funzionava più e sono rimasti fuori, più disperati che mai. Allora sono tornata indietro, prendendo due ore di sciopero ed il resto di permesso. Il mio posto è fuori insieme a loro: uniti si lotta meglio. Questa nuova proprietà ha fatto una mattanza, cacciando persone senza criterio, passando come un rullo compressore sopra situazioni familiari difficili o malattie, colpendo persone non facilmente ricollocabili o coppie di coniugi. Ma dov’è finita l’umanità che aveva sempre contraddistinto la famiglia Cavazza? – ha proseguito la donna – Questa azienda è stata fatta anche da noi lavoratori, ma nessuno della nuova proprietà sembra saperlo».

Ieri sul posto è arrivato il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. «Desidero esprimere solidarietà ai dipendenti della Sigma Tau che rischiano la perdita del posto di lavoro– ha dichiarato – Il polo industriale rappresenta infatti una preziosa risorsa economica e produttiva per il nostro territorio, che ha fornito occupazione a moltissime persone a Roma e nella sua provincia. Mi auguro inoltre che la Regione si attivi per convocare un nuovo tavolo con i vertici dell’azienda al fine di scongiurare la perdita di centinaia di posti di lavoro e la chiusura definitiva di una azienda che rappresenta una delle nostre eccellenze nel settore della ricerca farmaceutica».

Intanto i dipendenti dell’azienda farmaceutica proseguono lo sciopero a scacchiera, due ore per ogni turno, «per riuscire a resistere più a lungo», come spiega Pina Magni, responsabile delle Rsu CGIL. «Abbiamo infatti deciso di autotassarci per mandare avanti la nostra battaglia: ognuno farà ore di sciopero fino a ridursi lo stipendio a 800 euro al mese, che è l’importo che andranno a prendere i cassaintegrati. Per evitare di bruciare subito questo monte ore è stato studiato questo tipo di protesta, che comunque blocca la produttività aziendale».

Maria Corrao

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