Chi mai l’avrebbe detto che il Comune di Roma con una mano paga oltre 2000 euro al mese per collocare le famiglie dei senza casa in stamberghe di 15 mq e con l’altra tiene chiusi a chiave qualcosa come 150 appartamenti acquistati la scorsa estate? Risale alla calda notte del 5 agosto 2011 infatti l’approvazione di un paio di Delibere la n.57 e la n.60 per l’acquisto di due complessi immobiliari. Il primo di proprietà della società TAM di Giuseppe dell’Aguzzo, costruito su un piano di edilizia popolare Pratolungo 86, a via di Rocca Cencia, zona Prenestina, 150 appartamenti di circa 50 mq ognuno. Prezzo ufficiale 2600 al mq più iva, prezzo effettivo oltre 4000 euro al mq visto che il calcolo fu effettuato al lordo dei locali pertinenziali quali soffitte, cantine e parcheggi.
Il secondo della società MI Master Immobiliare, a Ponte di Nona, con 94 appartamenti anche qui di circa 50 mq netti con destinazione “residence per anziani” e dotati di “posti letto doppi o singoli”. Approvato trasversalmente da Consiglieri di opposte fazioni che quando si tratta di edilizia vanno tutti di comune accordo.
Ma da allora non uno di questi alloggi è stato consegnato agli aventi diritto ovvero ai cosiddetti “punti 10” da anni inutilmente ai vertici delle graduatorie degli alloggi Edilizia residenziale pubblica con la speranza e il miraggio delle so-spirate e irraggiungibili chiavi. Per quale motivo? E’ presto detto: esiste una graduatoria ufficiale e un’altra evidentemente “ufficiosa” gestita da chi della “lotta alla casa” e delle “occupazioni” fa il proprio mestiere e che di fronte a questo piatto ghiotto ha intavolato una sorta di “trattativa” a suon di manifestazioni organizzate da cosiddetti “sindacati di base” per ottenere una quota di questi alloggi da “ridistribuire” ci chiediamo se a seconda di criteri diversi o meno da quelli di legge.
Ci rechiamo sul posto per capire meglio la situazione. Una fitta coltre di neve ricopre i bordi dell’autostrada Roma-L’Aquila, che è la via più breve e veloce per raggiungere Ponte di Nona. Non è facile trovare il posto e determinante è l’aiuto del comitato locale e del Consigliere Municipale Mancuso. Ci racconta che i94 alloggi sono destinati a Residenza sanitaria per anziani e che i piani terra sono riservati ai disabili incapaci di muoversi con le proprie gambe.
L’edificio è una sorta di oasi nel deserto di queste periferie estreme e abbandonate, con i cartelli “vendesi” che svettano inutilmente un poco dovunque assieme alle baracche di vendita abbandonate, ma con l’onnipresente faccione di Carlino presidente anche della Commissione Ambiente in quella Urbanistica della Regione Lazio. Alle spalle scorre la ferrovia veloce che s’infila in una galleria a fianco di un pianoro sul quale Mancuso racconta che arriverà persino un eliporto. I 150 alloggi destinati ai punti 10 sono ancora oltre; per arrivarci percorriamo diversi chilometri attraversando la via Prenestina all’altezza della borgata Finocchio, fino a fiancheggiare la discarica dell’AMA.
Qui, in un’altra oasi deserta dell’ultra periferia è sorto un gruppo di palazzoni, praticamente invendibili. Così i costruttori hanno partecipato come unici concorrenti al bando indetto dalle Politiche abitative comunali. Realizzando in un sol colpo le cifre riportate in Delibera. Da allora però non un solo appartamento è stato assegnato e i punti 10 continuano a vagare tra un bungalow e un residence in attesa diveder realizzato un “sogno” che però per l’ubicazione estrema e isolata di questi alloggi rischia di diventare un incubo.
continua
Silvio Talarico