Angelucci rinviato a giudizio per calunnia

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Antonio Angelucci rinviato a giudizio per calunnia. I fatti risalgono al 9 aprile del 2009, quando lungo via dei Castelli Romani a Pomezia, una Ferrari gialla F430 azzarda un sorpasso in curva, in prossimità di un incrocio. Quando i carabinieri del nucleo radiomobile di Pomezia intimano l’alt, già pregustando un verbale sostanzioso con annesso ritiro della patente, dall’auto scende il senatore Pdl, padrone della Tosinvest, editore di “Libero” e, soprattutto in questo caso, noto appassionato di vetture sportive.

Da prassi i militari chiedono patente e libretto, ma lui esibisce solo un documento di identità. Non può bastare, ovviamente, così gli agenti mettono tutto nero su bianco, riportando la “mancanza” del re delle cliniche. Che però non ne vuole sapere di conciliare, anzi accusa le due divise di falso ideologico: il verbale redatto presenta dati falsi, dice Angelucci, e soprattutto la patente era nel portafoglio ed è stata prontamente mostrata agli agenti. Dalla querela nasce un'inchiesta della procura di Velletri che scagiona completamente i due militari in servizio. Ma non finisce qui, perché le divise rendono pan per focaccia e presentano qualche tempo dopo una controquerela. Per calunnia, appunto.

Perché secondo i carabinieri, Angelucci avrebbe presentato denuncia pur sapendoli innocenti. Da Velletri le carte sono finite a Roma, dove il pm Francesco Dall' Olio ha indagato raccogliendo gli elementi necessari per sostenere l’accusa. Richiesta accolta dal giudice per le indagini preliminari Giovanni De Donato, che ha rinviato a giudizio il senatore Pdl. Che nel frattempo, secondo alcuni colleghi parlamentari, continua a tenere il piede ben piantato sull’acceleratore.

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