Circa trecento manifestanti tra ex lavoratori Argol e Alitalia hanno manifestato ieri mattina davanti al Consiglio regionale del Lazio. Tra le rivendicazioni, lo sblocco dei fondi della cassaintegrazione e la ridefinizione delle regole all’interno dell’aeroporto Leonardo Da Vinci ma non solo. Perché gli ex dipendenti della compagnia di bandiera chiedono alla Regione Lazio e al governo di mantenere gli impegni presi al momento della firma della mobilità per circa 7mila ex dipendenti.
Per loro, infatti, è prevista l’erogazione degli ammortizzatori sociali fino al 2015, data entro la quale raggiungerebbero i requisiti per la pensione. Ma il condizionale è d’obbligo, dopo la riforma Fornero. «Se vengono ridefinite le norme molti di noi, al termine del periodo di mobilità, dovrebbero stare per almeno 7 anni senza stipendio », spiega Fabio Frati, Cub Trasporti. «Credo sia doveroso che venga onorata la firma messa dai ministri competenti e che non vengano stravolti accordi a seguito dei provvedimenti di un governo non eletto». Sul fronte cassaintegrazione e pericolo di deregulation, invece, la lotta è comune. Forse ancor più pressante per i 76 ex Argol, che ancora non hanno visto un euro dopo la chiusura della vertenza. «La Regione Lazio aveva garantito che avrebbe erogato un anticipo fino a un massimo di 3mila euro sulla cassaintegrazione prevista», dichiara Gianni Savarese, «a quanto sembra oggi è stata posta la firma per il rinnovo della convenzione con la Unionfidi. L’assessore Zezza ci ha prospettato circa una settimana di attesa, poi ci dovrà essere lo sblocco definitivo». Una buona notizia per le tasche dei lavoratori, ma non basta. «Chiediamo anche il ricollocamento all’interno delle società operanti in aeroporto», continua Savarese, «ma servirebbe un atto di forza da parte delle istituzioni».
Alitalia non sembra voler arretrare, anche se la Regione ha già convocato per il 15 marzo un incontro teso a valutare e a trovare una soluzione alla crisi occupazionale che investe il principale scalo romano. Dove continuano ad aumentare i numeri dei cassaintegrati, di pari passo con quelli dei nuovi precari. Un’altra ombra, sull’immagine della compagnia di bandiera, recentemente sorpassata da Ryanair per numero di passeggeri trasportati da e per l’Italia.
Diego Cappelli