Quindicimila litri di gasolio mettono a rischio la costa anziate. Poche persone sono a conoscenza che a poche centinaia di metri dal porto di Anzio giace un peschereccio affondato circa quattro anni orsono. Fin qui nulla di anomalo, anche perché i provvedimenti ufficiali adottati a suo tempo dalla Guardia costiera non rilevano alcuna pericolosità del mezzo. Tutto ineccepibile tranne un “particolare” che definire importante sarebbe un eufemismo: l’imbarcazione, capovolta sul fondo del mare vanta diversi serbatoi in cui ci sarebbe una quantità superiore ai 15mila litri di gasolio.
Appare quasi superfluo rimarcare come l’azione corrosiva del tempo e del mare stanno incidendo in modo pesante sull’imbarcazione e di riflesso sull’eventuale rottura dei serbatoi. Ergo, quello che per ora è un innocuo peschereccio abbandonato al largo, si potrebbe trasformare in un’autentica bomba ecologica, capace di mettere a repentaglio l’ecosistema locale. Nei documenti stilati dalla Guardia costiera venne comunque evidenziata la potenziale minaccia, a tal punto che venne indicata una diffida ambientale, inoltrata al Ministero dell’Ambiente.
«E’ doveroso da parte nostra rimarcare questo episodio – ha riferito Antonio C., da anni in servizio presso una capitaneria del litorale – Alcuni miei colleghi all’epoca avevano messo in guardia sulle eventuali conseguenze della fuoriuscita di gasolio. Oggi, con le tante tecniche innovative a disposizione non sarebbe complicato recuperare il gasolio, l’importante è che si attivi la classe politica, che finora ha ignorato il problema, preferendo concentrarsi su temi molto più futili. Inutile e dannoso continuare a parlare di grandi progetti irrealizzabili, se prima non si concentra l’attenzione sulla salvaguardia dell’ambiente». Tutto molto chiaro, tranne che per la classe politica.
Marcello Bartoli