Scritte antisemite, a processo il leader di Militia

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È finito sotto processo Maurizio Boccacci, leader di Militia, insieme ad altre tre persone, in relazione all’affissione di alcuni striscioni e manifesti comparsi a Roma, tra il settembre 2008 e il gennaio 2009, e contenenti scritte che “incitavano, anche mediante il negazionismo, alla discriminazione razziale”.

Secondo l’accusa, Boccacci, già leader del disciolto Movimento Politico Occidentale, avrebbe agito quale ideatore e promotore di Militia, gruppo di natura politica “avente – si legge nel capo d’imputazione – tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi". Per gli inquirenti Boccacci “quale ispiratore del movimento, faceva esporre in diversi luoghi di Roma una serie di manifesti contenenti scritte che incitavano, anche mediante negazionismo, alla discriminazione razziale” e inoltre, tramite comunicati via internet, invitava i suoi seguaci a una mobilitazione permanente e li spronava a “combattere perchè è tornata l'ora di indossare la vecchia e cara camicia nera, anche se ad aspettarci sarà il plotone di esecuzione'” Gli altri tre imputati, invece, "quali partecipi", seguendo le indicazioni di Boccacci "facevano opere di proselitismo per diffondere un'ideologia antisionista e di discriminazione razziale", anche attraverso l'affissione di manifesti e striscioni.

Almeno sedici le scritte incriminate, oggetto del capo di imputazione, rivolte a diversi soggetti, tra cui il presidente del Senato Renato Schifani, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, il presidente della Camera Gianfranco Fini, l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, l'ex presidente Usa George Bush. Tra gli episodi contestati anche dalla Procura figurano anche un sit-in del 18 gennaio 2009 in piazza Cavour e alcuni danneggiamenti, compiuti “con finalità di odio razziale” il 22 e 23 gennaio 2009, a lucchetti e saracinesche di negozi in viale Libia, "strada in cui molti esercizi commerciali sono gestiti da persone di religione ebraica".

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