Palladino resta ai domiciliari, respinta istanza di revoca: imputato pericoloso

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“Il contesto ideologico e la distorta azione politica in cui i fatti sono maturati, acuiscono il pericolo di reiterazione di fatti analoghi. Si tratta di elementi indicativi dell'elevato pericolo che l'imputato, se libero e senza adeguato e stringente controllo, potrebbe tornare a commettere reati connotati da violenza alle persone e tali reati potrebbero maturare in un distorto modo di intendere l'azione politica e l'adesione a un movimento”. Queste le motivazioni, di natura squisitamente politica, con cui il giudice ha rigettato l'istanza di revoca dei domiciliari per Alberto Palladino, da quasi 5 mesi in stato di detenzione, prima nel carcere di Regina Coeli e poi agli arresti domiciliari, con l'accusa di aver aggredito alcuni militanti del Partito Democratico.

Per Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound Italia, “Questa decisione dimostra ulteriormente come attraverso il processo a “Zippo” ci sia la volontà politica, con il Partito Democratico capofila, di attaccare tutta CasaPound Italia". "Noi che da anni portiamo avanti numerose battaglie nonostante le centinaia di aggressioni nei nostri confronti perpetrate dall'estrema sinistra, alle quali abbiamo sempre risposto in modo esclusivamente politico, non possiamo accettare un'ingiustizia simile. Ricordiamo – aggiunge Antonini – che Alberto è privo della propria libertà da 5 mesi, con un'accusa di aggressione basata esclusivamente sulla testimonianza di un proprio avversario politico, il quale più volte si era espresso con posizioni nette contro l'operato di CasaPound nel quarto municipio di Roma". "Per questo – conclude Antonini – l'8 maggio, giorno della prossima udienza del processo ad Alberto Palladino, saremo tutti sotto al tribunale di Roma per manifestare contro quello che è a tutti gli effetti un processo politico contro di noi".

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