I centri sociali, realtà culturali e spaccati territoriali di vita capitolina che resistono e si evolvono. In quel di Roma sono tanti i Csoa, i centri sociali organizzati autogestiti, veri e propri spazi di aggregazione e di proposta di attività formative e politiche, gestite in maniera comunitaria, permettendo a chi partecipa di esserne al contempo promotore ed organizzatore.
Officine di vita, comunità nella comunità, attecchite a partire dagli anni ‘80 quando il livello di partecipazione si era desertificato, grande era la voglia di riprendersi il rapporto tra politica e società e forte il desiderio di dar risposta alle stringenti questioni dell' immigrazione, emergenza abitativa e piattume culturale. Ecco dunque spuntare le prime occupazioni di strutture abbandonate al degrado e risorte con una serie di servizi autogestiti quali concerti, palestre, ristoranti e corsi. Precursori furono i ragazzi di Centocelle che nel ’87 “invasero” il Forte Prenestino, edificio ottocentesco pieno zeppo di tunnel e corridoi sotterranei adibiti a mostre ed eventi: su tutte “Crack Fumetti dirompenti”, festival cult dell’arte disegnata e stampata che quest’anno farà tappa il 21 giugno. Altro storico centro sociale è il Corto Circuito di via Serafini, che proprio il 21 aprile ha festeggiato i 21 anni di vita e ora più che mai propone corsi di lingua, sostegno alla studio e laboratori di riciclo creativo. È classe ’94, invece, la “Strada” di Garbatella, nato dall’impegno di un gruppo di «studenti medi e universitari che decise di occupare uno stabile in disuso negli spazi del mercato coperto per restituirlo ai cittadini». Altrettanto luminosa è la realtà dell’Ex Snia di via Prenestina 173, che da 17 anni si prodiga in attività di autogestione e autoproduzioni rilevanti: apprezzata in tal senso è la “ciclofficina”, concepita per moltiplicare uso e consapevolezza della bicicletta come mezzo di trasporto urbano e per condividere conoscenze sulla manutenzione, riparazione della stessa.
Spegnerà quest’anno le 10 candeline poi il Loa “Acrobax”; a novembre infatti cadrà il decimo anniversario dell’occupazione dell’ex cinodromo nei pressi di ponte Marconi, quando precari e universitari di RomaTre decisero di liberare dalla speculazione la struttura abbandonata: «Siamo divenuti così un laboratorio del precariato metropolitano che combatte la precarietà e lotta per il reddito minimo garantito», spiega Cristiana. L’Acrobax è uno spazio di musica indipendente e alternativa, «una realtà liberata» non chiusa in se stessa ma che si ramifica (Rete Sociale) con altri centri del Municipio XI, travalicando i confini dell’ex cinodromo: l’evento di musica “Renoiz” ne è l’esempio. «Senza dimenticare – aggiunge Cristiana – che abbiamo una squadra di Rugby, All Reds, iscritta in Serie C» e che gioca le sue partite all’interno del Loa. Altra interessante realtà è il Sans Papier di via Carlo Felice: «La nostra storia – scrivono dal blog – inizia 8 anni fa. Tra le proprietà della Banca d’Italia, una giaceva in “pericolante” stato di abbandono. A pochi mesi di distanza nacque il centro sociale: polifunzionale e promotore di libero sapere». Chi invece non è riuscito a completare la sua occupazione è la “Fazenda”, che pochi giorni fa è stata sgomberata dagli stabili di via Boccea 506: «Il lavoro svolto in queste due settimane – dicono – aveva restituito questi spazi ad una socialità fuori dalla logica del profitto». Questi alcuni esempi di centri sociali, veri e propri modelli di utilità pubblica (al pari di tanti altri, non descritti purtroppo per esigenze di spazio). I Centri sociali sono pronti a creare spazi sempre più consistenti nel tessuto capitolino e ad operare a favore dei disagiati nella speranza di una società migliore e sulla spinta delle vittorie del passato: in primis la conquista di quella delibera 26 del ’95, che ha definito l’accesso agli immobili comunali per usi sociali, culturali e ricreativi. Quale futuro per loro? Secondo il consigliere Alzetta (che nei centri sociali ci è cresciuto) addirittura il banco elettorale: «La sfida potrebbe essere, dentro il campo dell’opposizione ad Alemanno, lanciare la sfida al candidato del centrosinistra e costruire la democrazia dei beni comuni».
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Marco Montini