Ancora fino a ieri sera intorno alle 20 mancava l'annuncio ufficiale sulla scelta del sito destinato a sostituire Malagrotta. Ma è ormai chiaro che si converge sull'area di Falcognana in via Ardeatina, a poche centinaia di metri dal santuario del Divino Amore e in uno stabilimento dove insiste già un impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali (fluff).
Le uniche rassicurazioni non hanno smentito quella che rimane di fatto l'unica ipotesi percorribile. Scartata così l'area Laurentina-Santa Palomba (che accomuna tutti i siti menzionati). Oltre il cosiddetto vincolo Bondi che tutela l'ambito meridionale dell'agro romano qui c'è soprattutto il nodo legato alla falda acquifera che, secondo alcuni dati arrivati dalla Regione Lazio, tende a crescere nel corso dell'anno. In più per quanto riguarda la cava di pozzolana di Tor Tignosa (Santa Palomba) e il sito della Solforatella, come già emerso nei mesi passati, c'è anche la problematica relativa alla presenza di zolfo sotto il terreno. Insomma, solfatare sotterranee che se mai si manifestassero in superficie "sparerebbero" l'immondizia verso l'alto a mo' di geyser.
Problemi che non esisterebbero invece a Falcognana dove una discarica esiste già. Oggi l’area appare quasi come una zona militare, ben recintata e con cartelli di divieti. Già nel 2009 il sito fu autorizzato a trattare altre varianti di rifiuti speciali provenienti dalle industrie regionali ma nel limite delle 150mila tonnellate all’anno. Oggi però c’è la resistenza dei proprietari della Ecofer Ambiente srl, che smentiscono «ogni interesse a tale paventato impiego – si legge in una nota – che è antitetico agli obiettivi aziendali e sarebbe di grave nocumento al regolare svolgimento della gestione industrale».
Anche nel 2004 ci fu la sollevazione dell’intero quartiere, comprese istituzioni, ma la discarica passò lo stesso. Poi c'è la questione viabilità delle due consolari, perennemente intasate e con l'asfalto disatrato, che a detta dei comitati non potrebbe soppotare il traffico pesante, peraltro inibito sull'Ardeatina. Altre criticità emerse nelle assemblee dei giorni scorsi riguardano i rischi per l'inquinamento delle falde acquifere (le zone sono attraversate da numerosi corsi d'acqua quali il torrente Rio Petroso-Vallerano) e per le aziende agricole, alcune di gran pregio quali “Il Gotto d'Oro” che esporta vino in tutto il mondo e “Agricoltura Nuova”, specializzata nel biologico. Infine ma non per ultima la vicinanza del santuario del Divino Amore caro ai romani.
«I luoghi di culto vanno rispettati – scrive in una nota il coordinatore nazionale di Cantiere democratico, Stefano Pedica – e non è neanche lontanamente pensabile l'idea di realizzare la discarica per il post Malagrotta nella stessa area in cui sorge il santuario del Divino Amore. Sarebbe un affronto non solo per i residenti dell'Ardeatina ma anche per le migliaia di credenti che ogni giorno si recano in pellegrinaggio al santuario». Questioni che saranno ribadite oggi nel corso del corteo cittadino contro la discarica (vedi pagina a fianco) al quale parteciperannno oltre ai comitati anche i rappresentanti del Municipio IX e dei Comuni limitrofi della provincia.
«Sarò al fianco dei miei concittadini semplicemente perchè sostengo la loro battaglia – dichiara il presidente del Municipio IX, Andrea Santoro. E’ davvero sconcertante il fatto di non essere mai stati chiamati in causa per un parere sulla vicenda».
Mobilitazione anche in provincia. Ieri sono giunti anche segnali da Marino dopo il coro di no di Pomezia. «Mi opporrò con tutti i mezzi e in tutte le sedi affinchè l'area ipotizzata tra Fioranello e via Castel di Leva non sia neanche annoverata tra le possibilità di ospitare la discarica – scriveva ieri in una nota l’ex sindaco di Marino Adriano Palozzi, oggi consigliere regionale – Ricordo al commissario che quest'area, limitrofa al Comune di Marino, ricade praticamente intorno all'aeroporto di Ciampino e del Santuario del Divino Amore ed è destinata in un futuro ormai prossimo a insediamenti residenziali e produttivi che valorizzeranno l'intero quadrante sud della capitale. È ora di finirla con questo terrorismo psicologico ai danni dei cittadini della provincia e di Roma e di affrontare l'emergenza rifiuti con coscienza, attraverso soluzioni definitive e non provvisorie».