Si riaccendono i riflettori sul campo nomadi autorizzato di Castel Romano scosso negli ultimi mesi da scontri fra diverse etnie, incendi ai moduli abitativi e esodi di massa. Situazione allarmante peggiorata, se non provocata, anche dalla presenza di diverse persone raggiunte da provvedimenti di espulsione, ma ufficialmente alloggiate nelle casette dell’insediamento in via Pontina km 24. Sono tutti parenti, appartenenti ad una famiglia proveniente da Sarajevo e in Italia da almeno 30 anni, che risultano alle forze dell’ordine benestanti e molto influenti fra i rom di origine bosniaca. La situazione di illegalità era stata segnalata in un’ordinanza emessa dal dipartimento di Politiche sociali del Comune di Roma.
Oggi, l’intervento del vicecomandante Antonio Di Maggio che ha coordinato venti uomini del nucleo Gruppo sicurezza pubblica ed emergenziale (Spe) per portare a temine l’ordine di allontanamento degli irregolari dal campo. L’operazione si è presentata subito delicata e non sono mancati momenti di tensione: due agenti sono stati aggrediti da un giovane scoperto a bruciare materiale potenzialmente nocivo tra le baracche abusive che sorgono vicino al campo. Il ragazzo, 25enne, è stato arrestato e gli uomini dello Spe hanno continuato l’attività. In totale le persone raggiunte dall’ordinanza sono sei capifamiglia ai quali erano stati destinati gli alloggi di Castel Romano, ma che dalle indagini dei carabinieri sono risultati intestatari di potenti auto di lusso, terreni e appartamenti in città. E con la fedina penale segnata da precedenti penali per droga e traffici illeciti.
Tra loro anche un esponente di associazioni di rappresentanza delle comunità rom: un 55enne residente in un palazzo in zona Marconi, ma con una casetta assegnata nel settore K. È proprio sul suo modulo che questa mattina gli agenti della polizia locale hanno concentrato maggiormente l’attenzione al fine di impedire definitivamente l’abuso. Ora sono scattati i sigilli e nessun nomade potrà farne uso. Gli operatori sociali hanno raccontato di “ripopolamenti” notturni degli alloggi, spesso dati in uso dagli stessi capifamiglia ad altre famiglie di nomadi. Il vicecomandante Di Maggio ha raccontato a Cinque gli effetti che l’operazione dovrebbe ottenere: «È stata ristabilità la legalità perchè il campo è stato allestito per famiglie che necessitano di assistenza, non per benestanti con auto e appartamenti». Per mantenere la sicurezza i poliziotti hanno attivato un presidio fisso di polizia: quattro pattuglie in servizio per le 24 ore. Un’assistente ha raccontato che nel campo sembrava fosse tornata la calma, ma che temeva fosse solo momentanea. «Negli ultimi tempi qui sembrava di stare a Beirut» ha detto «con continui roghi e agitazioni. Speriamo che questa notte non ci siano tafferugli».
Il sindaco di Roma Ignazio Marino si è congratulato con le forze di polizia per l’azione compiuta. «È solo l’inizio di una stagione in cui a Roma tutti dovranno tornare a rispettare le regole. L’operazione svolta dal Gruppo sicurezza pubblica ed emergenziale della polizia locale va nella direzione, ormai in più occasioni da me indicata, di fare della nostra grande città un luogo di accoglienza e integrazione per tutti, ma nel rispetto della legalità e delle regole di convivenza civile». Intanto resta alta l’allerta in via Salviati dove da diverse settimane circa 200 nomadi di origine serba scappati da Castel Romano si sono installate in un terreno senza acqua nè luce e hanno alzato tendopoli e casupole. Gli abitanti hanno segnalato la situazione di grave pericolo igienico sanitario e attendono un intervento risolutivo da parte delle amministrazioni locali.
Elena Amadori