Buco di bilancio, il Campidoglio trema

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Mentre le cronache dei quotidiani si sbizzarriscono sulla ormai stucchevole vicenda della pedonalizzazione dei Fori, a tirar fuori le questioni vere ci ha pensato l'altro ieri la Repubblica rivelando che il Campidoglio rischia di non chiudere il bilancio 2013 entro novembre, causa un buco di 800 milioni (500 milioni in meno di trasferimenti dallo Stato per l'anno in corso e i circa 300 milioni di debiti fuori bilancio prodotti dalla precedente amministrazione) che l'assessore Daniela Morgante  avrebbe individuato nei conti. Quanto le abbia fatto piacere tale rivelazione è tutto da dimostrare visto che sui numeri ci sta lavorando da tempo per presentare alla giunta i risultati della sua analisi fra una decina di giorni.

Le varie scuole di pensiero già parlano di un intervento del Governo politicamente contrattato, ma inevitabile,  che dovrebbe mettere a disposizione da subito almeno 3-400 milioni. Se a questa situazione critica si aggiunge la situazione debitoria e gestionale di Ama e soprattutto di Atac che potrebbe rischiare il commissariamento, si capisce quali siano i problemi veri di questa città che al momento non dispone di risorse per il suo rilancio. Siamo sempre lì, i sogni muoiono all'alba schiantati sui congegni della cassaforte vuota. E' pur vero che anche Alemanno sin dall'inizio denunciò il buco di 12 miliardi lasciatogli in eredità da Veltroni, miliardi che furono dirottati verso il commissariamento con l'impegno ad una graduale restituzione a botte di 500 milioni anno. E' anche vero che di solito l'Amministrazione uscente a ridosso delle elezioni svuota le casse per recuperare consensi e non è ancora ben chiaro se l'ufficio del commissario al debito stia mantenendo gli impegni assunti con il governo o meno.

Ma quando Alemanno si insediò la recessione era ai suoi devastanti albori e qualche margine di manovra ancora ce l'aveva. Oggi nonostante il traballante governo amico di Enrico Letta  la situazione è peggiorata non solo per i rigorosi vincoli della spending review ma anche per l'abolizione dell'Imu. Fortunatamente Ignazio  Marino nei giorno scorsi annunciava che il governo ha individuato la copertura della mancata prima rata dell'Imu,  sotto sotto sperando di potersi trattenere integralmente la rata sulla seconda casa, della quale una quota spetta allo stato.

Nel frattempo si parla di risparmi vendendo gli immobili del Comune (stimati 400 milioni),  riorganizzando gli uffici comunali (30 milioni) puntando sulla  holding delle partecipate, che già, secondo Alemanno, potrebbe fruttare 35 milioni solo di risparmi fiscali. Insomma discorsi già sentiti e probabilmente inevitabili nell'evidente emergenza, ma intanto? Intanto a soffrirne sono i servizi sociali. Pare che alle cooperative sociali sia stato fatto divieto di emettere fatture che verrebbero inevitabilmente bloccate sine die. Ma la verità è che all'appello del sociale  mancano 104 milioni di cui  74  quelli necessari al dipartimento politiche sociali , gli altri 30 ai Municipi. E' solo un esempio. E per le altre emergenze, scuola, decoro, viabilità, trasporti ecc.? Se mancano i fondi si dovrà ricorrere a misure eccezionali, probabilmente  dolorose quali l'aumento dell'Irpef. La parentesi insipiente, se non peggio, di Alemanno ha dato la botta finale ad un progetto di metropoli che pure aveva avuto i suoi splendori. Oggi tocca parlar chiaro ai romani già disillusi dalla politica come il voto amministrativo ha dimostrato.
Giuliano Longo

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