Valle del Sacco, udienza rinviata. Nuovi inquinanti dal fiume

La pioggia sparge sui terreni i vecchi veleni. E dal processo nulla di nuovo

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L’alluvione di questi giorni ha riacceso l’incubo del betaesaclorocicloesano, la sostanza tossica trovata nelle acque del fiume Sacco a seguito degli scarichi illeciti delle aziende. Nel Frusinate è scattata l’emergenza inquinamento per l’esondazione di questi giorni. Anche se lontani dalla zona più inquinata – quella dell’area industriale di Colleferro – gli straripamenti registrati in questi giorni più a valle possono essere egualmente pericolosi. E con una bonifica ancora incompleta il caso si fa davvero allarmante.

IL PROCESSO – Intanto è ripreso oggi il processo. I capi di imputazione scaturiti dalle indagini sono da ricondurre in gran parte a crimini di carattere ambientale di vario genere: dallo smaltimento illecito dei rifiuti, alla falsificazione di certificati di conferimento, alla modifica dei valori limite riguardanti le emissioni in atmosfera, alle intimidazioni ai dipendenti perché non collaborassero con il NOE, all’omissione dei poteri di controllo. L’udienza è stata rinviata al 7 marzo, data in cui verranno accolte e discusse le costituzioni di parte civile.

LA DENUNCIA – «Resta ancora sorprendente la presenza nella conduzione degli impianti, ora gestiti in gran parte da Lazio Ambiente SpA la società regionale subentrata all’ex Consorzio Gaia, degli stessi personaggi che dai rilevamenti del NOE hanno permesso gli illeciti – aveva denunciato in una nota qualche mese fa Retuvasa. E’ vero che fino all’ultimo grado di giudizio nessuno è da considerarsi colpevole, ma per semplice principio di precauzione si sarebbero almeno dovuti sospendere dalla carica o spostare ad altre mansioni di minor responsabilità. Il pensiero va inevitabilmente ai licenziamenti senza troppi scrupoli di alcuni dipendenti, considerati scomodi a suo tempo e a difesa dei quali, da quanto ci risulta, è venuta meno la giusta protezione da parte delle organizzazioni sindacali.
Chiediamo con forza che la nuova gestione – aggiunge – a prescindere dalla nostra ben nota contrarietà al sistema di incenerimento dei rifiuti, dia dei segnali forti nei confronti dei cittadini di Colleferro e delle aree limitrofe, che venga ripristinato quel senso morale ed etico assente negli anni passati, che provveda a far presente ai soggetti sotto processo che non sono graditi, che le loro parole intercettate nella fase di indagine preliminare sono una ferita ancora aperta e che difficilmente si può rimarginare».

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