Taglio del nastro ufficiale, questa mattina, per il nuovo leccio all’Alberone, simbolo ed elemento che denomina il quartiere di Roma. Il nuovo albero, un leccio di 150 anni, 10 metri scarsi di altezza e 160 centimetri di circonferenza, prende il posto di quello che si è schiantato il 6 novembre dopo il forte temporale che si scatenò sulla città.
LA CERIMONIA – La cerimonia si è tenuta alla presenza del sindaco di Roma, Ignazio Marino, dell’assessore all’Ambiente, Estella Marino e del presidente onorario del Wwf, Fulco Pratesi, oltre alla presenza di un centinaio di persone del quartiere. “Questo albero – ha detto Marino – è molto importante perchè è l’elemento distintivo del quartiere. Ma la quercia (il leccio è una sottospecie della quercia, ndr) è anche il simbolo della città da millenni. L’intervento si inserisce in un più ampio piano di manutenzione del verde che proseguirà”. Per l’occasione il sindaco ha anche premiato gli studenti della classe II F della scuola Moscati che hanno disegnato il nuovo logo della campagna ”Adotta un albero”.
I RESIDENTI – “Saranno i residenti e gli anziani del quartiere a fare la guardia al nuovo leccio, perchè questo è un punto di ritrovo di tutti gli abitanti del luogo”. Volti sorridenti e qualche divertente dibattito tra i cittadini, questa mattina, durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo leccio dell’Alberone che si è svolta alla presenza del sindaco di Roma, Ignazio Marino, e degli assessori all’Ambiente e alla Scuola, rispettivamente Estella Marino e Alessandra Cattoi. Alla maggior parte dei cittadini il nuovo albero piace. Ma basta una voce contro per scatenare interminabili e simpatici ”teatrini” tra i presenti. “Questo è troppo basso – sbotta un anziano – era più bello quello di prima”. E l’altro: “Grazie, questo è giovane. Daje tempo, pure questo non è male, deve crescere”. Un altro, Giuseppe, sostiene che quello di prima, schiantato la notte tra il 6 e il 7 novembre scorso a causa dei forti venti, “bastava tagliarlo un po’ e stava ancora qui”. No, l’immediata risposta del vicino, dietro le transenne, “ma che stai a dì? Quello di prima era marcio”.
Alla fine, però, tutti sono contenti del ritorno del nuovo simbolo del quartiere. E lo stesso Giuseppe si propone come nuovo guardiano: “Io se volete vengo qui tutti i giorni a pulire. Gli dobbiamo volere bene a quest’albero”.
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