Secondo il Rapporto Ispra-Federambiente sul «Recupero energetico dai rifiuti urbani in Italia», al primo dicembre 2013 sono operativi in tutto il territorio 45 impianti di incenerimento per una capacità di trattamento di 7,3 milioni di tonnellate all’anno, una capacità termica di 3.045 MW e una potenza elettrica installata di 848 MW. Nessun impianto italiano tratta ormai i rifiuti senza recuperare energia. Nel dettaglio 28 impianti (con 56 linee) si trovano nelle regioni del Nord, 9 (con 16 linee) in quelle del Centro e 8 (con 16 linee) in quelle del Sud. Nel frattempo il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti sta lavorando alla direttiva europea di due anni fa che consente di bruciare combustibili solidi secondari nei cementifici. «In paesi come l’Austria e Inghilterra – ha detto- questa esperienza funziona bene, da noi c’è un lavoro da portare avanti, anche di corretta informazione nei confronti dei cittadini e degli operatori. »
L’OMBRA SU COLLEFERRO – Insomma, una ipotesi da non escludere e che potrebbe coinvolgere Colleferro dove un termovalizzatore è già in funzione ed esiste uno dei cementifici più importanti d’Italia. Il ministro si orienterebbe quindi verso una politica ‘industriale’ dei rifiuti che invece pare sia stata abbandonata dalla Regione dopo la chiusura di Malagrotta. Per non parlare del Campidoglio e di Ama che oggi puntano tutto sulla differenziata e sui distretti ecologici di cui si parla da quasi una anno senza effetti concreti, mentre a suo di milioni (nostri) Roma continua ad esportare i suoi rifiuti al Norditalia e un domani all’estero. Di qualche timido accenno di un coinvolgimento di Acea, che già dispone del più piccolo bruciatore di san Vittore, si era pur chiacchierato ma ora tutto tace e Colle Fagiolara. Di qui la possibilità che riemerga l’ipotesi di bruciare i rifiuti nel cementificio colleferrino o in quello di Guidonia (già indicato a suo tempo). Anche da Legambiente c’è l’ok ai Css nei cementifici, ma l’associazione ecologica boccia il provvedimento se inserito in una strategia nazionale di gestione dei rifiuti che apra alla possibilità di nuovi inceneritori e quindi anche dei vecchi come nel caso di Colleferro . Tempo fa la nostra testata riportò la contrarietà dell’on. Renzo Carella a questa eventualità, mentre chiedeva alla Regione di introdurre norme applicative a quel decreto per bloccarne l’attuazione a Colleferro già vessata da pesanti squilibri ecologici. Ma da allora molta acqua è passata sotto i ponti, Governo e ministro sono cambiati, mentre l’attuazione della direttiva europea incombe.