Questa mattina al campo rom di via dei Gordiani al Prenestino c’è stata la visita da parte del ministro per l’integrazione Cecile Kyenge, accompagnata da una delegazione dell’UE, dall’assessore alle politiche sociali del Comune di Roma Rita Cutini e dalle istituzioni locali del Municipio V rappresentate dal presidente Palmieri più il mondo dell’associazionismo.
Il ministro Kyenge ha parlato di «superamento dei mega campi» e di «accesso ai servizi», oltre al problema del lavoro e dell’integrazione scolastica necessari per assicurare una vita dignitosa alle persone presenti nei campi. Ma il dato che ha colpito maggiormente agli occhi dei presenti e dei visitatori, però, è legato alla presenza un pò “spropositata” di guardie del corpo che ha sollevato più di un malumore nel campo e in giro per i social network ,divenuti ormai vero “termometro” e luogo di ritrovo per seguire le vicende legate ai quartieri. Dunque una visita organizzata in quello che è di fatto considerato il campo rom “fiore all’occhiello” della città anche in fatto di sicurezza e di viviblità generale, elementi di gran lunga superiori in via dei Gordiani rispetto ad altri insediamenti di Roma.
Ed ecco incalzare l’altra polemica legata al perchè il ministro Kyenge non sia stata accompagnata in visita anche e soprattutto presso quelle strutture ben più grandi e a ragione considerate più difficili da gestire. Vengono subito alla mente alcuni degli insediamenti simbolo del disagio sociale che ruota attorno all’emergenza rom nella Capitale come quelli di via Salviati a Tor Sapienza piuttosto che il campo di via di Salone sulla Tiburtina e il discorso si potrebbe allargare a tutti quei piccoli e medi insediamenti sparpagliati all’interno del territorio comunale che, non di rado, creano notevoli disagi ai residenti delle zone limitrofe oltre a rendere invivibile la vita per gli stessi nomadi.
[…] Fonte: Cinque quotidiano […]
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