Colleferro, nuove ombre sugli inceneritori

Guasti continui e mancato rispetto delle prescrizioni normative. Rispettati i limiti ma mancherebbero ancora i controlli

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acqua colleferro

Guasti continui e mancato rispetto delle prescrizioni normative. I termovalorizzatori di Colleferro tornano a far discutere. Al centro della questione c’è l’utilizzo di una tecnologia obsoleta che secondo diversi esperti sarebbe da rivedere. Il caso del comune casilino è del resto simile a quello della maggior parte degli impianti presenti nel territorio nazionale. Non è infatti ormai un fatto sorprendente il continuo ripetersi di interruzioni per la manutenzione.

Altro tema scottante è però quello relativo alle prescrizioni relative alla gestione  degli impianti non ancora rispettate, nonostante l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per gli inceneritori sia stata rilasciata nel maggio 2009 e in procinto di essere rinnovata nel 2014. Nel corso di un incontro con la dirigenza di Lazio Ambiente Retuvasa ha fatto presente «che alcuni importanti vincoli posti non sono ancora osservati.

Ci riferiamo alla mancata installazione del deferrizzatore, richiesta da ottemperare entro il tempo limite di 6 mesi (ampiamente superati) dal rilascio dell’autorizzazione per la separazione dei materiali ferrosi dal CDR in entrata. Quello da noi segnalato è una questione importante in quanto, come affermato dal Dott. Conte, il CDR  – proveniente esclusivamente da impianti di Trattamento Meccanico Biologico del Lazio (E Giovi SRL, Rida Ambiente SRL, Ecologia Viterbo SRL, Pontina Ambiente SRL), come stabilito dal Prefetto, Dott.  Sottile  – non subisce controlli in ingresso, confidando esclusivamente sulle verifiche svolte dalle società che producono e conferiscono il CDR. Ricordiamo che l’apporto di materiale ferroso all’incenerimento è uno degli elementi di imputazione nel citato processo penale a carico dei responsabili dell’ex gruppo Consorzio Gaia spa. Sempre in relazione alle prescrizioni AIA non rispettate, i residenti del quartiere Colleferro Scalo hanno esibito prova fotografica del notevole disagio e del pericolo provocato dai trasportatori del CDR, segnalando pure il mancato rispetto dell’ordinanza municipale che impone l’utilizzo di via Romana per due giorni a settimana, chiedendo di farsene carico».

Rispettati ampiamente i limiti imposti dalla normativa in materia di emissioni e basta visionare i dati in tempo reale sul sito internet del Comune (peraltro non facilmente rintracciabili) per rendersi conto di quello che succede durante il giorno.

In relazione all’obsolescenza degli impianti il Dott. Conte ha affermato che al momento dell’acquisto è stata redatta una relazione tecnica in cui si assicurava la funzionalità degli stessi fino al 2028. Ha affermato poi che la società Lazio Ambiente SpA non ha risorse per procedere ad un ammodernamento degli impianti, diverse decine di milioni di euro, e che per il futuro si intende procedere con l’ordinaria manutenzione.

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