“La casa è un diritto, l’autocostruzione è necessaria”. Presentando questo slogan, riportato su uno striscione esposto in strada, un gruppo di giovani famiglie di Ostia ha occupato questa mattina l’ex ufficio di collocamento di via Ottone Fattiboni, a Roma, e intrapreso il percorso dell’autocostruzione contro la speculazione edile. Gli autori dell’atto, sostenuti dal CPLC (Comitato popolare di lotta per la casa), hanno fatto ingresso indisturbati nello stabile della zona di Dragoncello, nei pressi della via del Mare, in segno di protesta. Diversi i motivi che hanno portato all’occupazione.
LE CAUSE – L’azione di oggi dei giovani litoranei riflette uno spaccato di società consistente della periferia di Roma, ossia la forte e pericolosa speculazione di un mercato immobiliare irraggiungibile da famiglie con bassi redditi, disoccupati e lavoratori precari. La causa principale dell’occupazione, tuttavia, è data dall’intenzione di vivere una vita normale, serena, e garantire un futuro alle attuali e nuove generazioni, in case autocostruite senza costi per la collettività, sfruttando un edificio abbandonato da tempo.
IL PIANO – Attraverso l’autocostruzione e lo stabilimento nell’ex ufficio, gli occupanti hanno intenzione di realizzare in breve tempo e in maniera indipendente una serie di appartamenti per i senza casa. al fine di garantire loro un tetto e una vita un minimo dignitosa.
IN LOTTA DA UNA VITA – Il Comitato popolare di lotta per la casa, che ha appoggiato il fatto odierno di via Fattiboni, è da anni in lotta con le istituzioni romane sulla questione immobiliare, sull’assegnazione di case alle famiglie che non ne dispongono attraverso il recupero di stabili vuoti. Numerosi sono stati infatti negli anni i casi di proteste sponsorizzate o direttamente effettuate dall’associazione capitolina, tra occupazioni di scuole, chiese e residence.
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