I tagli alle linee Atac dunque arriveranno in ben otto municipi della capitale, compreso il centro storico. La decisione per ora salutata come un risparmio (seppur minimo) per la disastrata azienda dei trasporti, potrebbe in realtà scaricarsi sul fronte del confort del servizio proprio sui cittadini. E a “captare” questo rischio sono non soltanto gli utenti degli autobus che ben conoscono tutta la fragilità dell’attuale rete di trasporto urbano, ma anche i politici locali che a vario titolo iniziano ad alzare la loro voce all’interno dei parlamentini locali, come dalle parti del Campidoglio.
ANCORA STRADE TERRA DI NESSUNO – Il rischio, in pratica, è che le periferie vengano ancora più svuotate di cittadinanza, abbandonate a se stesse con meno strade servite e più “terre di nessuno” lasciate in balia del degrado e “aperte” solo a chi possa permettersi il trasporto privato con una automobile. Dal IX municipio si sono subito levate le voci di Alessandro Lepidini, Presidente della Commissione Ambiente, Mobilità e Periferie e Giuseppe Contenta capogruppo PD. «Le linee che collegano la periferia al centro non si toccano. Leggiamo anticipazioni giornalistiche – continuano i due consiglieri – che parlano di soppressioni di linee di trasporto pubblico locale anche con riguardo a linee del nostro territorio come il 218 che collega il Divino Amore con San Giovanni. Stiamo lavorando – continuano Lepidini e Contenta – per potenziare in ogni modo i collegamenti tra la nostra periferia e il centro e troviamo quindi del tutto inaccettabili ipotesi di questo tipo e che, come per vicende più note, rispediremo al mittente da archiviare sub scelte verticistiche che trascurano completamente il ruolo del Municipio in una materia che lo coinvolge direttamente anche a termini di regolamento sul decentramento».
PAURA PER LE ESTREME PERIFERIE – Lo stesso pensiero, in sostanza, ha espresso la consigliera di Sel Gemma Azuni, da sempre attenta ai problemi delle periferie romane: «Purtroppo, ancora una volta, sembra che la scure si abbatta e colpisca i cittadini (proprio quelli che abitano nelle periferie più disagiate: Labaro, Tor Bella Monaca, Tor Cervara e altro) e segna di fatto l’inclinazione al fallimento del trasporto pubblico romano. Peccato che in ATAC SPA molte sono le cose ancora da cambiare: gli assegni ad personam che sono ancora presenti, la riduzione dei dirigenti e dei quadri, la razionalizzazione del personale e la definizione degli obiettivi da raggiungere. Inoltre è singolare che in un periodo di crisi come quello che da tempo stiamo vivendo, mentre le famiglie rinunciano all’uso dell’auto privata, invece di incentivare questo sano comportamento e rilanciare il servizio di trasporto pubblico si decida di tagliare proprio le linee che collegano le periferie con il centro città. Auspico, al più presto, una netta inversione di marcia».
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI CINQUE QUOTIDIANO
[wpmlsubscribe list=”9″]