Vigili del fuoco in ginocchio: autopompe al capolinea e niente soldi

Per il sindacato della Funzione Pubblica Cgil il 50% dei mezzi di soccorso è fuori servizio e quelli che rimangono sono vecchi e talora malandati.

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Bimbo di due anni cade in un pozzo di 8 metri
Bimbo di due anni cade in un pozzo di 8 metri

É davvero grave la situazione dei mezzi in dotazione ai vigili del fuoco di Roma e provincia. Per il sindacato della Funzione Pubblica Cgil il 50% dei mezzi di soccorso è fuori servizio e quelli che rimangono sono vecchi e talora malandati.

LE DIMOSTRAZIONI – Succede così che ieri mattina un’autoscala vecchia di 35 anni ha smesso di funzionare proprio mentre si stava per soccorrere una persona caduta in casa ai Prati Fiscali. Ma il dato scioccante è che delle 8 autoscale previste dal dispositivo di soccorso nella Capitale ne è operativa solamente una, con quasi 20 anni di servizio alle spalle. Per non parlare delle autopompe che definire vetuste è usare un eufemismo. Questa situazione va rapidamente affrontata proprio per evitare gravi disservizi per la cittadinanza di Roma e incidenti agli stessi vigili più esposti ai rischi. I «figli poveri» del Viminale come furono definiti, possono farci ben poco nonostante tutta la buona volontà e i turni talora massacranti.

CIFRE SPAVENTOSE – I numeri parlano chiaro: con un bacino d’utenza di oltre 4 milioni abitanti, il comando provinciale dei vigili del fuoco di Roma  conta su un organico effettivo al soccorso di 1.392 unità.  La metà di quanto previsto dagli standard europei in proporzione al numero degli abitanti. Considerando la dislocazione sulle varie sedi, 10 cittadine, 14 provinciali, una portuale (Civitavecchia), due aeroportuali (Ciampino e Fiumicino) ed il distaccamento fluviale, attivi ad ogni turno ci sono mediamente a 260 pompieri. Dai quali vanno esclusi i 50 uomini distaccati agli aeroporti ne restano in servizio 200 per l’intera provincia, uno ogni 20.000 abitanti. Metà dei mezzi è ferma in manutenzione. A Roma poi c’è la forte presenza turistica che fa aumentare le necessità disservizio.

ALTRE DIFFICOLTÀ – Mentre un pompiere guadagna circa 1.300 euro al mese le assunzioni sono bloccate dal 2008 con un turnover al 20%. In questa situazione gli interventi tendono a diminuire e le chiamate di emergenza spesso vengono scoraggiate. Ci sono sedi come il Tuscolano, che registrano una media di 571 interventi per vigile e in generale i tempi di intervento superano i 20 minuti contro i 10-13 che sarebbero richiesti a causa  della distanza dalle sedi di servizio e della caotica  viabilità. Mancano i soldi e allora si taglia sulla formazione del personale, dei reparti specializzati, logistica, sulla manutenzione dei mezzi e delle sedi spesso fatiscenti o inadeguate. Il problema non è di oggi ma pare che ormai il cittadino si debba rassegnare a quel che passa il convento anche per l’emergenza.

(foto Govoni)

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