Gli spazi di Coworking uniscono startupper, precari e creativi

A Roma una vasta offerta di luoghi "anticrisi" dove condividere idee, creare una start up, conoscere esperienze di impresa

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C’è la crisi, si sa. E c’è soprattutto bisogno di lavoro. Oggi tanti disoccupati, precari, creativi in cerca di ascolto e studenti promettenti si “rifugiano” nel “mondo” degli spazi di Coworking alla ricerca di spazi dove far crescere le idee, creare nuove imprese, dare vita a progetti innovativi. Roma, nel suo piccolo, pullula di proposte del genere, con una mappa ricca di luoghi dove tutto questo accade ogni giorno, con le sfumature più diverse. Tutti gli spazi di Coworking si sono strutturati attorno a una comunità di riferimento, sono cresciuti attorno a un loro modo di immaginare il lavoro, l’impresa e il futuro e organizzano continuamente eventi culturali, meeting aperti o offrono i loro spazi per incontri e riunioni di lavoro.

In essi si trovano giovani dinamici sempre attivi sul web 2.0 che non sanno rinunciare però al confronto diretto e allo scambio di idee, vogliono mettersi in collegamento con il resto d’Europa e del mondo: sono trentenni ma non solo, spesso in cerca di soci per la loro futura start up, finanziatori e “venture capitalist” di piccole aziende appena nate o semplicemente liberi professionisti alla ricerca di un ambiente più dinamico dove dare forma alle loro idee ancora in nuce. Ecco allora dove è possibile assistere a un innumerevole numero di eventi e incontri e dove, con un piccolo abbonamento mensile o annuale, crearsi uno spazio di lavoro dove incontrare anche altre persone con gli stessi interessi.

C’è il mitico “The Hub” dello Scalo San Lorenzo, che con la sua rete di “nodi” sparsa in tutto il mondo si propone di mettere in collegamento le idee romane col resto del mondo degli “hubber”. Un ampio spazio a disposizione per assemblee, corsi e meeting, bar e area relax nel cuore di un quartiere simbolo di Roma. Poco lontano, alla Stazione Tiburtina, c’è “Cowo”, un putto di riferimento nel settore. Nel tempo è diventato anche una rete di spazi adibiti al coworking e distribuiti su tutto il territorio cittadino: Archificio, BeeWeeb, Blu pubblicità, Lab22 (a Monterotondo), Magda film, Pragma system, Work[in]co: tutte realtà che si sono specializzate in vari settori, dall’architettura, alla produzione cinematografica, dal software alla pubblicità.

Passando da una stazione all’altra, a Termini ha preso piede da meno di un anno il “Luiss Enlabs”, fortemente voluta dalla stessa Luiss e da un gruppo di aziende e imprenditori che cercano i potenziali “startuppers” e puntano a stimolarli fornendogli il giusto ambiente di Lavoro. “ENlabs” è poi affiancato da “I-lab”, lo spazio dedicato agli studenti del celebre ateneo privato che, come spiega il loro stesso sito, si propone come «luogo di sperimentazione imprenditoriale e uno spazio di co-working interamente allestito per tutti gli studenti dell’Università dove si organizzano workshop, seminari, incontri di networking e altre attività». I nomi e le sigle sono ancora tanti da elencare: lo “Smart Lab” di piazza Crati, tutto dedicato agli artisti, lo “Spazio 110” a Monti Tiburtini specializzato in comunicazione e set fotografici, e ancora “SPQwork” e “Studi565″ in zona Tiburtina e a Garbatella l’iniziativa “Millepiani”. Ultimo arrivato, a inizio ottobre infine, è “Common Work” di Officine Zero (Oz), posto all’interno di quelli che un tempo erano gli uffici amministrativi delle officine ex Wagons Lits, per anni adibiti alla manutenzione dei Treni Notte di Trenitalia.

Un piccolo esercito di creativi, entusiasti imprenditori futuri che vogliono scommettere su se stessi e che puntano sulla capitale per far crescere le loro idee che non è sfuggito nemmeno al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ha annunciato di recente l’intenzione di lavorare alla «più grande Città dell’innovazione e dello start up a Roma», magari ospitata in una delle tante caserme dismesse pronte ad essere acquisite da Roma capitale, aggiungiamo noi. Certo tutto questo potrebbe non bastare se non si creerà una rete di coordinamento tra tutti i soggetti volti allo stimolo dell’imprenditoria e se non si realizzerà un più semplice accesso al credito, meno costi e una minore burocrazia per cominciare ad aiutare la nuova impresa. Ma questi segni di vitalità nella città eterna (e spesso immobile) sono già una bella speranza per la capitale.

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