LE ACCUSE – “Il Lazio risulta essere l’unica regione d’Italia dove i centri di fecondazione assistita, così come prevede la Legge 40, nonostante le richieste degli stessi responsabili, non sono stati autorizzati e dove non vengono quindi effettuati controlli” ha detto Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni. Quello che è accaduto presso l’Ospedale Pertini viene giudicato “di una gravità assoluta” dall’Associazione, così come quello che è successo negli anni scorsi al S. Filippo Neri, dove a causa di un incidente furono distrutti tutti gli embrioni.
LA DIFESA – Ma la Regione Lazio ha subito smentito quanto dichiarato da Filomena Gallo. “Si tratta di affermazioni assolutamente false in quanto i centri di fecondazione del Lazio sono assolutamente in regola”, ha risposto la Regione con un comunicato. “Uno dei primi decreti varati dal presidente Zingaretti – ha spiegato la Regione – è stato proprio quello di accreditare i centri sulla procreazione medicalmente assistita tant’è che si stanno effettuando i controlli su tutte le strutture presenti nell’albo del ministero, con il contributo del Centro nazionale trapianti”.
Intanto la direzione generale della Asl Roma B cerca di rasserenare gli animi, perché qualora fosse confermato questo sarebbe un caso isolato. In un comunicato la direzione ha fatto sapere: “Ferma restando la necessità di dare con immediatezza a tutte le coppie trattate nella seduta di cui trattasi ogni possibile supporto e assistenza, la direzione generale ritiene di rivolgere a tutte le altre coppie che si sono già servite del Centro di procreazione assistita, un messaggio di serenità, precisando che, qualora fosse confermato quanto segnalato, si tratterebbe di un evento isolato e accidentale che non deve generare preoccupazioni o dubbi nelle famiglie”.