Associazione a delinquere e truffa. Sono durissime le accuse con cui si chiude l’inchiesta della procura di Torino su Stamina e sul suo fondatore, il “guru” Davide Vannoni. Una cura (a base di cellule staminali del midollo) non solo inutile, ma anche dannosa secondo i magistrati: niente test sui preparati, nessuna pubblicazione scientifica, ne’ informazione ai pazienti sui potenziali rischi.
VENTI INDAGATI – Venti gli indagati: tra questi, oltre a Vannoni, il suo braccio destro Marino Andolina, Gianfranco Merizzi, amministratore delegato della Medestea Internazionale Spa, Erica Molino, biologa (non iscritta all’albo) con rapporto di lavoro con la Stamina Foundation, accusata di consegnare per le infusioni ai pazienti “materiale biologico di cui essa stessa ignorava la composizione finale”. Indagati anche i biologi russi e ucraini Klimenko Vyacheslav e Olena Scheghelska. Nell’inchiesta sono coinvolti tra gli altri anche un dirigente dell’Ires Piemonte, Marcello La Rosa; il medico Leonardo Scarzella, specialista in neurologia all’ospedale Valdese di Torino; la direttrice sanitaria degli Spedali Civili di Brescia Ermanna Derelli; il responsabile dell’ufficio ricerca e sperimentazione clinica dell’Aifa Carlo Tomino. Le accuse per Vannoni sono: associazione a delinquere finalizzata alla truffa, somministrazione di medicinali guasti in modo pericoloso per la salute, esercizio abusivo della professione medica.
LE ACCUSE – I pazienti sottoposti alle cure tra il 2007 e il 2009, secondo l’accusa avrebbero versato somme dai 30mila ai 50mila euro a Stamina Foundation Onlus, per la ricerca sulle staminali, nonostante l’assenza di riscontri. “Non sono stupita. Ora vedremo l’esito del processo. Questa e’ una vicenda che ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso e me con molte preoccupazioni e ansie”, ha commentato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha specificato che il lavoro del Comitato scientifico nominato dal ministero per valutare il metodo Stamina proseguira’.
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