Il diabete di tipo 2 è una grave malattia che si manifesta con l’aumento della glicemia e che rientra in una situazione patologica complessa definita “sindrome metabolica”. Tale alterazione multiforme può iniziare nel periodo che va dall’adolescenza alla giovinezza, per poi svilupparsi e manifestarsi nell’adulto. Ma come avviene questo fenomeno? Per saperne di più la Dire ha intervistato il professor Alessandro Colloca, patologo clinico e consulente scientifico presso il Gruppo Marilab. “La sindrome metabolica – spiega Colloca – deve essere vista come un complesso di fattori di rischio, tra loro correlati, che si palesano successivamente come diabete mellito e, conseguentemente, come manifestazioni patologiche a carico del sistema cardiovascolare. Il diabete di tipo 2, com’è noto, è correlato alla ”resistenza insulinica”, ossia alla ridotta funzionalità dell’insulina che è l’ormone prodotto dal pancreas e che è necessario per consentire all’organismo di utilizzare lo zucchero (glucosio) presente nel sangue, mediante il suo trasferimento all’interno delle cellule muscolari e la successiva trasformazione in fonte di energia”. – Che tipo di danni può comportare il diabete? “Possiamo considerare il diabete come una malattia sistemica perché, danneggiando in maniera irreversibile il sistema vascolare, di fatto arriva a colpire tutti gli organi (microangiopatia diabetica), anche se le manifestazioni più frequenti sono a carico del cuore (infarto), del cervello (ictus), dell’occhio (retinopatia e maculopatia diabetica) e del rene”.
E ANCORA – Diabete e obesità: sono collegate le due malattie? “L’obesità è uno dei classici fattori di rischio che, accoppiato ad un assetto ipertensivo e successivamente ad una alterazione del metabolismo dei grassi, attiva uno stato evolutivo continuo determinando in una prima fase danni agli organi e, successivamente, la comparsa di manifestazioni cliniche. L’obesità addominale, quella che generalmente e simpaticamente viene definita ”rotolo del benessere”, è purtroppo intimamente correlata all’adiposità intraddominale che, come la ricerca scientifica ha dimostrato, è di fatto la sede dei processi che portano all’insulino-resistenza e quindi al diabete di tipo 2″. – Chi sono i soggetti più a rischio per queste malattie? “Sicuramente quelli che hanno una familiarità ma anche, ovviamente, coloro che mantengono un’alimentazione disordinata e scorretta e che conducono uno stile di vita non adeguato all’età. Quasi sempre i ragazzi obesi sono quelli che non fanno attività fisica e che mangiano in continuazione, magari restando seduti per ore davanti alla tv, noccioline, patatine fritte e altro cibo non adeguato alle loro esigenze metaboliche. A tal proposito, va sottolineata una vittoria ottenuta recentemente dagli Stati Uniti: gli americani sono stati tra i primi a vivere questo tipo di problema, perché per anni hanno occupato il primo posto nel campo dell’obesità infantile. Ebbene, a seguito di un’appropriata campagna di sensibilizzazione, gli USA sono finalmente riusciti, in dieci anni, a ridurre questa situazione patologica del 43%”.
INFINE – A proposito di dati, quante sono in Italia le persone obese? “Diciamo che i dati non sono proprio confortanti: nel nostro Paese, per quanto concerne gli adulti, ci sono 1 obeso e 3 soggetti in sovrappeso per ogni 10 individui. La situazione diventa poi veramente grave se prendiamo in considerazione l’infanzia, ovvero i soggetti compresi tra i 6 e i 9 anni: in questo caso purtroppo occupiamo il primo posto in Europa, con circa 3 bambini obesi su 10. Il fenomeno, peraltro, ha un incremento di circa il 2,5% ogni cinque anni”. – Come si fa a prevenire l’obesità e come il diabete? “Sicuramente con un’alimentazione corretta sia qualitativamente che quantitativamente parlando, nonché conducendo una vita sana che contempli anche un’equilibrata attività fisica. Con il moto possiamo contribuire a ridurre la massa grassa e, quindi, ad interrompere il circolo vizioso che, come già detto in precedenza, porta alla resistenza insulinica. I muscoli devono essere messi in azione perché sono quelli che a loro volta attivano il metabolismo. Contemporaneamente aumenta il consumo degli zuccheri che vengono ”bruciati”, quindi meno grasso da una parte e attivazione del metabolismo dall’altra. Dieta sana e moto credo rimangano le due soluzioni più efficaci”. – Chirurgia per curare l’obesita”: qual è il suo parere? “La chirurgia di fatto ha scarsissime applicazioni, limitate, oltretutto, solo a particolari soggetti come i grandi obesi. L’intervento consiste nell’escludere la funzionalità di una parte dell’intestino, riducendo così anche l’assorbimento dei nutrienti. Ciò significa che il soggetto, anche se mangia, non assorbe. La chirurgia non può quindi essere considerata, a mio parere, tra i rimedi specifici ai quali ricorrere. Per quanto, invece, concerne la rimozione dell’adiposità intra-addominale un intervento chirurgico non risulta praticabile”.
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