Presunti maltrattamenti e sospetti decessi all’interno della struttura RSA BELLOSGUARDO di Civitavecchia, negli anni 2011-2013. Nella mattinata odierna sono state eseguite tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico dei responsabili della struttura, C.S. 57enne, C.M. 27enne e V.R. 61enne, nonché è stata applicata la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici a carico di una dirigente della ASL RM/F.
L’INDAGINE – L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, Sost. PM Dr Paolo CALABRIA, condotta dai Carabinieri di Civitavecchia, coordinati dal Gruppo Carabinieri di Ostia, ha visto i militari impegnati in attività di osservazione, controllo e pedinamento, attività tecniche e già in data 17.04.2013, per una serie di perquisizioni locali presso la sede della RSA e delle società ad essa collegate, nonché presso gli uffici del Comune di Civitavecchia, della Regione Lazio e della ASL RM/F Civitavecchia, per acquisire documentazione amministrativa e contabile per determinare l’ammontare delle contribuzioni percepite dalla RSA e per chiarire eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti nel processo di accreditamento della struttura.
Dagli accertamenti compiuti sono emersi a carico degli indagati oggettivi elementi di reità in ordine ai reati di associazione per delinquere (art.416 c.p.) finalizzata alla commissione di frode nelle pubbliche forniture (art.356 c.p.), truffa ai danni dello Stato (art.640 c.p.), sequestro di persona (art.605 c.p.) e maltrattamenti (art.572 c.p.), esercizio abusivo di professioni (art.348 c.p.), falso in atti pubblico (art.483 c.p.), rivelazione di segreti d’ufficio (art.326 c.p.) ed abuso d’ufficio (art.323 c.p.).
LA DENUNCIA DI UN FAMIGLIARE – L’attività ha consentito, con la collaborazione di militari del Comando Carabinieri Tutela della Salute e Ispettorato del Lavoro, di stabilire che i gestori della RSA, in grado di ospitare circa 60 degenti, percependo una retta lorda mensile pro capite di € 3.600, hanno condotto l’attività, con la complicità di funzionari pubblici infedeli, allo scopo di trarre il massimo lucro, commettendo gravi reati ai danni sistema sanitario nazionale e degli stessi anziani, ospiti della residenza.
L’indagine è scaturita dalla denuncia di un familiare di un degente, per presunti maltrattamenti, lesioni e percosse, seguita dal decesso sospetto di un altro ospite della RSA, con indagato per omicidio colposo il direttore sanitario della struttura e dal decesso di una anziana per disidratazione, malnutrizione, sindrome d’allettamento con decubiti multipli.
Sorvegliata la RSA per alcuni mesi, mediante servizi di appostamento ed osservazione ed attraverso sistemi di videosorveglianza, è stato accertato, nel periodo, un ridotto numero di personale infermieristico in entrata/uscita dalla stessa, a comprova della inefficiente assistenza sanitaria riservata agli anziani, nonché l’assenza di personale medico specializzato per l’effettuazione di visite e la somministrazione di terapie, sostituito da personale generico, privo delle necessarie competenze, con seri rischi per la salute degli assistiti.
Le attività tecniche hanno consentito di accertare altresì che i gestori della clinica, con il favore di alcuni funzionari pubblici, erano in grado di conoscere con anticipo le ispezioni ed i controlli di ufficiali sanitari della ASL e del Comando Carabinieri Tutela della Salute, garantendo nelle occasioni i pieni organici del personale infermieristico e medico.
Raccolte dichiarazioni da parenti dei degenti, poi inserite nel quadro completo delle indagini, sono emerse varie forme di maltrattamento degli anziani, lasciati per ore legati a letto e sulle sedie a rotelle, privati di cure, finanche di adeguato trattamento alimentare.
Da quanto accertato, i gestori della RSA avrebbero imposto attraverso specifiche disposizioni impartite ai loro collaboratori, diretta interfaccia con i degenti, un risparmio assoluto in termini di risorse umane impiegate, di terapie effettuate e sugli alimenti somministrati.
Nella RSA, accreditata provvisoriamente presso la ASL RM/F per 58 posti letto, avrebbe dovuto essere prevista la presenza di 9 infermieri, 15 assistenti, 4 fisioterapisti, 4 terapisti occupazionali, 4 educatori, uno o più medici, facoltativamente uno psicologo, un medico responsabile, 2 addetti amministrativi, 4 addetti ai servizi generali ovvero una ditta incaricata per le pulizie e manutenzioni, in luogo di 1/2 infermieri a turno (mattina/pomeriggio/notte), 1 fisioterapista ed alcuni addetti alle pulizie.
Le attività tecniche hanno messo in evidenza un quadro indiziario gravissimo a carico degli indagati, i quali, incuranti della salute e delle gravi conseguenze a cui hanno esposto gli anziani, hanno assistito i degenti in modo assolutamente non adeguato, finendo poi, all’aggravarsi delle condizioni cliniche dei loro pazienti, in extremis, per trasferirli presso l’Ospedale di Civitavecchia, ove alcuni degli stessi sono poi deceduti.
Nel corso delle attività sono emersi episodi di maltrattamento dei degenti, costretti con legacci, lenzuola o altri mezzi di fortuna, non specifici, a letto o sulle sedie a rotelle, per agevolare il controllo ad opera del ridotto numero di infermieri ed assistenti presenti in struttura rispetto a quello previsto. Il trattamento c.d. “di forza”, necessario a controllare i pazienti, era riservato non solo a coloro che, per malattia o deficit manifestavano intenti autolesionistici, ma anche ai degenti che erano meno disposti ad accettare la scarse cure ed assistenza, a titolo di punizione delle loro lamentele, con intimazione a non riferire ai loro parenti e familiari.
Lo stesso iter autorizzativo all’incremento della ricettività della RSA, mediante la realizzazione di una nuova struttura, è risultato essere inficiato da illecite attività poste in essere da una dirigente della ASL RM/F di Civitavecchia, che ha rivelato agli interessati atti e documenti a loro sfavorevoli, coperti dal segreto d’ufficio.
Nella mattina, notificate le ordinanze di custodi a cautelare, sono scattate le perquisizioni locali presso le residenze e le sedi di riferimento della RSA Bellosguardo, che è stata sottoposta a sequestro preventivo con nomina d’ufficio di un amministratore giudiziario, ad opera del Dirigente della ASL RM/F, quale custode e per l’esercizio provvisorio dell’attività.
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