«In soli 4 mesi si sono verificati ben 7 casi di decessi presumibilmente causati dal morbo della mucca pazza. Erano persone con stili di vita tranquilli e non problematici, gente comune, un’impiegata, un medico, una poliziotta.
LA DENUNCIA – Ecco chi sono:
· 14 maggio 2014 – Sospetto caso di “mucca pazza” al Brotzu. Ricoverata una donna di Cagliari, è grave.
· 25 aprile 2014 – È morta in una clinica privata di Cagliari l’impiegata di Selargius di 52 anni che, nel novembre dello scorso anno, aveva manifestato i sintomi della Creutzfeldt-Jakob, la malattia che ha tra le sue varianti la BSE o morbo della mucca pazza.
· 15 aprile 2014 – Torna l’incubo della mucca pazza: a Fano muore un medico di 53 anni
· 30 marzo 2014 – A Firenze muore una poliziotta, è stato il morbo della ‘mucca pazza’.
· 5 febbraio 2014 – Uomo muore a Caltanissetta sospetto caso di mucca pazza
· 28 maggio 2014 – Cinquantenne muore per sospetta mucca pazza
· 28 giugno 2014: un caso sospetto di mucca pazza: donna di 82 anni muore all’hospice di Casalpusterlengo.
Come si può notare, i casi si sono verificati in diverse regioni del Paese, cioè, Sardegna, Marche, Toscana, Sicilia, Lombardia. È quindi più che logico pensare che l’emergenza riguardi l’itero territorio nazionale». E’ questa la denuncia dell’associazione Codici che attraverso il segretario nazionale fa sapere:
GIACOMELLI – «Sette decessi in un periodo di tempo così ristretto, da maggio a giugno, non sono assolutamente un fatto occasionale. Per questo motivo ipotizziamo, oggi, la manifestazione di un’epidemia che nel tempo è stata sottaciuta e che solo ora sta emergendo – commenta Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici – Il problema si sta ponendo in questo momento perché il periodo di incubazione della malattia è molto lungo, si parla di un intervallo che va dai 10 ai 14 anni. Le conseguenze del contagio avvenuto anni fa quindi, ai tempi del boom mediatico del fenomeno della mucca pazza, emergono visibilmente solo ora, causando il decesso delle vittime».
I DUBBI DI CODICI – «Ma i consumatori – continua Codici – sono adeguatamente informati sulla vicenda e su i potenziali pericoli? Assolutamente no. Secondo il Ministero della Salute, infatti, i consumatori di carne bovina possono dormire sonni tranquilli, il rischio di contrarre il cosiddetto morbo della mucca pazza è trascurabile. Le rassicurazioni del Ministero sono in evidente contrasto con i recenti fatti di cronaca. Come si spiega tutto ciò? Inoltre, perché il registro della malattia di Creutzfeldt-Jakob e sindromi correlate, che attesta i casi di morte della variante umana del morbo della “mucca pazza”, presso l’Istituto Superiore di Sanità, riporta solo ed esclusivamente i due casi storici avvenuti in Italia nei primi anni del 2000? Altra anomalia riguarda il caso accaduto nel 2013 segnalato dalla Asl 3 di Nuoro, un caso già oggetto di indagini e confermato proprio dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in sede di interrogazione a risposta immediata presso la commissione affari sociali, nel giorno 25 settembre 2013. Perché questa morte non è riportata nel registro della malattia di Creutzfeldt-Jakob e sindromi correlate? Cosa aspetta il Ministero?».
IL TIMORE – «A questo punto ipotizziamo che sulla vicenda ci sia stato un tentativo di oscuramento del fenomeno – conclude Ivano Giacomelli – Il timore è che i fatti non vengano resi noti per evitare delle ripercussioni sul mercato della carne e quindi sulle maggiori aziende di distribuzione dell’alimento. Ma la gente deve sapere, i cittadini hanno il diritto di essere informati su quanto accade e sui potenziali rischi per la propria salute. La logica del mercato non deve assolutamente prevalere sulla logica della salute. Più informazione e chiarezza da parte de Ministero della Salute quindi, e basta con le scelte scellerate, come quella dell’Unione Europea di riammettere l’uso delle farine animali nell’alimentazione di suini, pollame e pesci. Nessun rischio per i consumatori?».
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