«A livello di dotazioni strutturali per quanto concerne il virus Ebola, lo Spallanzani ha stanze di alto isolamento e di isolamento. In particolare, due stanze per l”alto isolamento e una ventina di posti in stanze di isolamento. Attendiamo il completamento della nuova struttura dell’alto isolamento che sta facendo la Protezione civile, che ci dice che siamo prossimi all’attivazione del primo gruppo di stanze per l’alto isolamento: entro due mesi.» Lo ha detto il commissario straordinario dello Spallanzani, Fabio Alberti, nel corso di un’audizione in commissione regionale sanità sul tema dell’Ebola nel Lazio. Quanto al personale a disposizione, Alberti ha detto: «Non sono così allarmato..» Non a caso la regione Lazio ha recentemente varato un protocollo contenente le indicazioni per la sorveglianza e il controllo dell’epidemia da virus Ebola. «Stiamo lavorando – aveva spiegato il presidente, Nicola Zingaretti – seguendo le indicazioni del Ministero della Salute per facilitare la gestione di eventuali casi sospetti, probabili, confermati, nonché dei contatti.»
CASI SOSPETTI – Il protocollo prevede la valutazione dei casi sospetti, probabili o confermati definendo i criteri organizzativi e la rete di riferimento per la presa in carico del paziente, le procedure per il ricovero, il trasporto e gli eventuali aspetti di laboratorio. Cui vanno aggiunte le modalità di disinfezione, trattamento e smaltimento dei rifiuti sanitari, sorveglianza delle persone identificate come “contatti” definendo le precauzioni necessarie agli operatori sanitari che potrebbero trovarsi a contatto con casi di Ebola. Ma sempre questa mattina in commissione è intervenuta anche Amalia Vitagliano della direzione Sanità della Regione Lazio la quale ha chiarito anche l’esistenza di un piano di intervento in caso di pandemia ad oggi del tutto improbabile. Ma la Vitagliano ha raccontato anche di una riunione in Prefettura dove si è chiarito che i migranti che arrivano a Roma sono già stati controllati in entrata. Tutto bene allora, se non fosse che fra quelli già arrivati «ci sono stati dei casi di scabbia – ha detto- e abbiamo chiarito che erano già stati diagnosticati all’entrata, ed erano arrivati col certificato che avevano la scabbia. Francamente non dovevano proprio arrivare.» E’ proprio quest’ultima affermazione di una funzionaria competente che lascia perplessi perché pone numerosi quesiti. Il primo riguarda la possibilità di bloccare all’arrivo i migranti affetti da scabbia e il successivo riguarda l’individuazione delle strutture sanitarie d’arrivo per i soggetti malati. Problema non di poco conto perché altre patologie, come ad esempio la Tbc, potrebbero interessare alcuni migranti (come è già successo) che se non bloccati verrebbero presi in carico dalle strutture sanitarie di Roma e del Lazio dopo aver attraversato mezza Italia. Quesiti e chiarimenti leciti proprio per contrastare quella campagna della Lega e di Grillo che vogliono marchiare i migranti come portatori di epidemie.