Che ci piaccia o no, l’immigrazione è un fenomeno in continua crescita e a quanto pare irreversibile e la società italiana sta diventando sempre più multietnica. Questo è quanto si legge sul nuovo Rapporto sull’Immigrazione 2013 del ministero del Lavoro. L’Italia – assieme alla Spagna – è la nazione europea che negli ultimi dieci anni ha registrato la crescita più significativa di popolazione straniera.E Roma come sta messa? Secondo quanto emerso dai dati forniti dalla questura, la capitale è la città più popolata di stranieri in Italia. Sui 4 milioni e mezzo di persone calcolate nel Paese, circa 300mila si trovano infatti a Roma e nella sua Provincia.Ma come reagire a un dato così forte e soprattutto chiaro? La discriminazione nei confronti degli immigrati può «essere dannosa per l’economia del Paese». Questo quanto emerge dal Rapporto Ocse 2013, “International Migration Outlook” Prospettive sulle migrazioni internazionali 2013, curato dall’Onc-Cnel in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Dg Immigrazione e Politiche dell’integrazione e presentato oggi presso il Cnel alla presenza, tra gli altri, del viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Cecilia Guerra.Come scritto nel rapporto, infatti, la discriminazione contro gli immigrati e i loro figli nel mercato del lavoro e nella società «può essere dannoso per la coesione sociale e ridurre gli incentivi per investire nell’istruzione. Inoltre, la discriminazione può anche tradursi in una perdita economica per il Paese ospite. Non è facile misurare la discriminazione, ma alcuni studi indicano che per ottenere un colloquio di lavoro, non è raro che gli immigrati e i loro figli, siano costretti a inviare più del doppio di candidature nel confronto con persone native e che hanno lo stesso curriculum vitae». In realtà, «l’impatto della discriminazione sembra più rilevante nel processo di assunzione, sebbene possa altresì incidere sulla successiva carriera e sugli stipendi».