I senza dimora a Roma non vivono solo in baracche o ripari di fortuna, nei centri di accoglienza di Caritas, gesuiti o francescani. A Roma il disagio abita anche nelle tante roulotte dissiminate per la città, come quelle che mostriamo nella nostra galleria fotografica. Vecchi camper o vecchissime roulotte anni ’70 e ’80 posizionate in strade non sempre appartate, magari vicine a una fontanella per avere un minimo di “servizi” e tollerate dai municipi e dalla polizia locale.
ROULOTTE DAPPERTUTTO. Da via Vitellia a Monteverde a via Ramazzini al Portuense, da via Padre Semeria sulla Colombo-Garbatella fino a via Garibaldi nel cuore di Trastevere dove proprio ieri, lunedì 17 febbraio, un immigrato indiano di 57 anni è uscito dalla sua roulotte per reagire con un cacciavite al volume troppo alto che usciva dalla macchina di un trentenne romano. Il ragazzo è morto per la perforazione avvenuta in pieno petto. La sua macchina si era fermata nei pressi della casetta su ruote che i ragazzi credevano disabitata e invece la reazione dell’inquilino è stata la più grave e violenta. La mappa delle roulotte sparse in città la conoscono bene i volontari della Comunità di S. Egidio che ne ha dislocate parecchie in questi anni in tante zone di Roma, dal centro alla periferia.
DISAGIO ABITATIVO. Un modo concreto per reagire al disagio abitativo dei più poveri che lascia perplessi molti cittadini per il rischio che creino degrado non solo nelle strade dove vengono posizionate le roulotte ma anche per le strutture vicine come asili, giardini pubblici e non solo. Il rischio degrado è anche per le stesse persone che ci vivono dentro, visto che sono costrette a stare in pochissimi metri quadrati stendendo in strada i panni, lasciando molti oggetti (e a volte anche rifiuti) attorno alla roulotte ed poichè sono loro i primi ad essere esposti a violenze, corto circuiti elettrici, problemi di freddo polare o di riscaldamento in caso di bombole del gas o stufe. L’episodio estremo di ieri, dove uno straniero senza dimora ha ucciso un italiano, farà sicuramente riflettere su questo tema, anche nel mondo di chi opera per la solidarietà e l’accoglienza dei più deboli.
IL CENSIMENTO. Intanto mentre stamattina l’assessore Cutini è andata in visita dalla famiglia del ragazzo romano ucciso, proprio in queste settimane Roma Capitale e Fondazione Rodolfo Debenedetti lanciano il primo il censimento completo dei senza dimora a Roma e cercano volontari che vadano in giro per la città a contare chi vive per strada in tende, baracche o sotto un portico. “RacCONTAMI 2014” è una piccola grande notizia in questo senso, visto che non sembra più tollerabile una diffusione a macchia di leopardo di abitazioni di fortuna che rischiano di diventare potenziali focolai di degrado.
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