Ritrovarsi sul lastrico dall’oggi al domani. Senza una giustificazione e un’assistenza sufficiente alla sopravvivenza. E’ la storia di Maurizio Cella, sessantenne di Nettuno, che stamattina si è incatenato davanti al Comune per chiedere un atto di giustizia per la sua condizione.
LA STORIA – E’ successo tutto in poche settimane. Un susseguirsi di eventi drammatici che hanno portato quest’uomo, padre di due figli di 6 e 16 anni, a vivere in strada. Tutto ha inizio con la perdita del lavoro. Maurizio che aveva già dovuto affrontare un allontanamento dalla moglie si è ritrovato da solo a mantenere la famiglia. E le disgrazie non arrivano mai da sole. Gli viene recapitata una lettera di sfratto nell’immobile in cui vive di via Corallo. Insieme a lui ci sono 40 famiglie. Maurizio non sa dove andare e a chi rivolgersi. I servizi sociali, vista la condizione, gli tolgono i figli. Poi il 5 marzo arriva lo sgombero. Forzato.
IL RACCONTO – «Non mi hanno lasciato il tempo neanche di prendere tutto l’occorrente – dice Maurizio. In quella casa ho lasciato tutti i miei beni, non possono togliermela dall’oggi al domani senza un perché e una contropartita adeguata. Vivo lì da 18 anni. Fu il sindaco Carlo Conte a consegnarmi le chiavi e farmi firmare un documento. Credevo di essermi sistemato per sempre – continua Maurizio – ma purtroppo non è stato così. Ora per lasciare l’immobile mi hanno promesso 500 euro questo mese e 500 il prossimo, ma io ho rifiutato. Come si fa ad accettare una proposta simile. Nei giorni scorsi alcuni rappresentanti del Comune mi hanno promesso casa e lavoro. Mi sono dimostrato disponibile a tutto, ma quelle proposte non si sono concretizzate. Ho l’impressione che mi stiano prendendo in giro. Ora dico basta. Io da qui non mi muovo».
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