Morti senza identità e funerale: a Roma non saranno più dimenticati

Nella capitale circa 50 l'anno. Firmato oggi tra Ama, Caritas e Sant'Egidio per facilitare esequie e sepoltura

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Roma è un po’ più accogliente da quando anche le persone dimenticate da tutti possono ottenere un funerale e una sepoltura adeguata grazie a un accordo firmato oggi tra Ama, comunità di Sant’Egidio e Caritas. Parliamo di quegli esseri umani morti che non vuole nessuno abbandonati in un deposito, in genere l’obitorio del Verano, e non reclamati: i cadaveri non identificati sono 1250 in Italia, 40-50 l’anno circa nella capitale.

UOMINI DONNE E BAMBINI – Uomini, donne e bambini che hanno vissuto a Roma: migranti, anziani, prostitute, bambini nati morti e abbandonati, persone che si sono suicidate, molto spesso senza tetto. Nelle celle frigorifere giacciono da anni, a volte da decenni nell’indifferenza, mentre l’ultimo episodio della loro difficile vita rimane registrato in un arido “registro generale dei cadaveri non identificati” custodito al ministero dell’Interno. A Roma c’è chi è stato trovato addirittura 21 anni fa, nel 1993: annegati nel Tevere o abbandonati in un angolo della stazione Termini. Morti in luoghi chiusi o in mezzo alla strada: sono tantissimi i casi, a Roma (nel centro storico ma anche in periferia) come ai castelli Romani, negli ospedali e nei grandi parchi.

L’ACCORDO FIRMATO OGGI – Grazie a un accordo tra Ama, Caritas e Comunità di Sant’Egidio, come riporta oggi l’agenzia Sir, alcuni di loro potranno ottenere una degna sepoltura anche se non hanno più nessuno affetto al mondo che li reclamerà. Il protocollo era stato firmato per la prima volta nel 2005, poi nel 2006 e presto verrà rinnovato in un contesto di sempre maggiore presenza in città di persone sole e in difficoltà. A Roma è l’Ama che si occupa dei servizi funerari per le persone senza fissa dimora. Spesso, anche quando viene effettuato il funerale e si conosce l’identità, la persona viene sepolta senza un nome perché nessuno pensa a comprare e sistemare una lapide. In molti altri casi invece nessuno si ricorda di loro. Il protocollo di intesa firmato nella capitale permette, nei casi in cui le organizzazioni di assistenza conoscono e seguivano le persone defunte, di prendersi cura di loro anche nei giorni successivi alla morte. Il protocollo, esperienza ancora nuova in Italia, consente di non lasciare tante persone abbandonate al loro destino, righe senza nome di un registro custodito nel ministero dell’Interno. Una buona notizia in una città sempre più multietnica.

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