Il Comune di Roma sfratta gli autistici: pronti a demolire le casette

Dopo 15 anni di attività sono sotto sfratto operatori e utenti della Anpet. L'accelerazione dopo i fatti di Mafia capitale

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L’associazione nazionale Pet e Terapia (Anpet) è sotto sfratto: entro lunedì, dovrà demolire le casette in cui centinaia di ragazzi, con diverse disabilità cognitive e disturbi dello spettro autistico, svolgono attività di studi, laboratori e naturalmente pet-therapy con gatti, cani, pappagalli e capre. Dopo 15 anni, lo spazio verde che occupa in viale Tor di Quinto 57/B è stato sottoposto ad ordinanza di sgombero, già in corso di attuazione. “Ma è un’ordinanza illegale- denuncia Enzo Cardogna, presidente dell’associazione- perchè quel terreno non appartiene al comune. Faremo ricorso al Tar, come prevede la legge. E, in caso estremo, siamo pronti, insieme alle famiglie, a incatenarci in Campidoglio”. La storia è un intrico burocratico che inizia nel 2000, su un fazzoletto di terra abbandonato, “allo stato selvaggio, preso d’assalto da piante e topi”, ricorda Cardogna. Uno spazio verde, libero dal cemento, di proprieta” di Unipol. “Da anni chiedevamo al comune uno spazio per le nostre terapie, ma alle nostre richieste non era stato dato alcun seguito – riferisce Cardogna – Così, ho deciso di ripulire quell’area: poi mi sono autodenunciato, andando al comune e chiedendo che mi fosse riconosciuta la possibilità di utilizzare quell’area con l’associazione. Mi è stato risposto che potevo stare tranquillo, nessuno ci avrebbe mandati via”.

Nel 2006, però, la sorpresa: il comune di Roma emette un bando per l’assegnazione proprio di quello spazio, dove nel frattempo erano sorte diverse realtà sociali, tra cui l’Anpet. “Un bando illegittimo – ribadisce Cardogna – visto che il terreno non è demaniale, come ci è stato confermato, più volte, sia al catasto che all’ufficio del Patrimonio”. Vincitrice del bando risulta l’associazione sportiva dilettantistica Real Fettuccina, che, nel 2011, denuncerà il comune di Roma alla Corte Europea perchè, cinque anni dopo l’assegnazione, non ha ancora sgomberato l’area, rendendola di fatto inaccessibile alla società aggiudicataria. “Per la prima volta – riferisce Cardogna – la Corte europea dà ragione a un privato contro un amministrazione pubblica, condannando il Comune a una sanzione di 500 milioni, cui saranno sommati mille euro per ogni giorno ulteriore di occupazione. Oggi il debito del comune è arrivato a 600 milioni”. Lo sgombero, però, ha subito un’accelerazione dopo i fatti di Roma Capitale: sulla base di questa “ordinanza illegale”, le varie realtà che in questi 15 anni si sono spartite l’area se ne sono andate. Resiste, oggi, solo l’Anpet, che non è disposta a cedere, cosciente che il comune, da lì, non ha il diritto di mandarla via, perchè “il terreno è di Unipol-Sai, con cui presto avvieremo contatti – ribadisce Cardogna – Oggi o al massimo domani presenteremo ricorso al Tar, perchè riconosca la nostra presenza. Noi da qui non vogliamo andarcene. Per centinaia di ragazzi, con diverse problematiche, siamo un punto di riferimento: facciamo qui, oltre alla pet-therapy e alla terapia scolastica, attività per l”integrazione sociale, con il progetto ”cantieristica occupazionale”: due anni fa, con i ragazzi più grandi, avevamo iniziato a costruire una chiesetta, che poi però è stata sequestrata”.

Ma le attività dell’associazione non si esauriscono nello spazio di viale Tor di Quinto: “Tre anni a abbiamo avviato il progetto sportivo ”Primavera rugby”, ora gestito con successo direttamente dalle famiglie. Quattro anni fa abbiamo avviato il progetto ”Tuffi adapted” al Foro Italico, che con i fratelli Marconi è stato riconosciuto sport paralimpico. E poi, da quattro anni abbiamo uno spazio per la musicoterapia alla Tenuta dei ciclamini di Mogol. Questo spazio a Tor di Quinto, pero”, rappresenta per l’associazione il punto di riferimento fondamentale, nonchè l’unica sede per le terapie e le attività quotidiane. “Se il nostro ricorso non sarà accolto, stiamo già pensando a gesti eclatanti: gli unici che, in questa città, ricevano ascolto e attenzione”.ù

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