Il Papa lava i piedi ai detenuti di Rebibbia. Appuntamento stasera alle 17 al carcere romano dove verrà celebrata la messa «in coena Domini».
IL RITO – Il Pontefice compirà il rito della lavanda dei piedi a sei detenute e sei detenuti: si tratta di due detenute nigeriane (una del nido, una congolese, due italiane e un’ecuadoregna, e inoltre di un detenuto brasiliano, un nigeriano e quattro italiani. Nella chiesa il Papa incontrerà 150 donne detenute (comprese 15 mamme con bambini) e 150 detenuti. Fuori dalla chiesa saluterà più di 300 detenuti, il personale della Polizia Penitenzieria, il personale amministrativo e i volontari. Il polo penitenziario di Rebibbia ospita circa 2.100 detenuti, di cui 350 donne. Francesco è il terzo Papa che vi si reca, dopo le visite di Giovanni Paolo II il 27 dicembre 1983 (quando ebbe un colloquio con il suo attentatore Alì Agca) e di Benedetto XVI il 18 dicembre 2011. Per quanto riguarda la messa «in coena Domini» del Giovedì Santo, nel 2013, poco dopo la sua elezione, papa Bergoglio fu tra i giovani reclusi dell’istituto di pena minorile di Casal del Marmo (anche qui aveva lavato i piedi a 12 detenuti, ragazzi e ragazze, tra le quali una musulmana) e l’anno scorso tra gli anziani e i disabili assistiti dalla fondazione don Gnocchi.
LA STANCHEZZA – «Succede anche che, quando sentiamo il peso del lavoro pastorale, ci può venire la tentazione di riposare in un modo qualunque, come se il riposo non fosse una cosa di Dio. Non cadiamo in questa tentazione. La nostra fatica è preziosa agli occhi di Gesù, che ci accoglie e ci fa alzare». «Teniamo ben presente – sostiene – che una chiave della fecondità sacerdotale sta nel come riposiamo e nel come sentiamo che il Signore tratta la nostra stanchezza. Com’è difficile imparare a riposare! In questo si gioca la nostra fiducia e il nostro ricordare che anche noi siamo pecore». «L’immagine più profonda e misteriosa di come il Signore tratta la nostra stanchezza pastorale – prosegue Francesco nell’omelia – è quella che ‘avendo amato i suoi…, li amò sino alla finè: la scena della lavanda dei piedi. Mi piace contemplarla come la lavanda della sequela. Il Signore purifica la stessa sequela, Egli si ‘coinvolgè con noi, si fa carico in prima persona di pulire ogni macchia, quello smog mondano e untuoso che ci si è attaccato nel cammino che abbiamo fatto nel suo nome». «Sappiamo che nei piedi si può vedere come va tutto il nostro corpo. Nel modo di seguire il Signore – dice il Papa – si manifesta come va il nostro cuore. Le piaghe dei piedi, le slogature e la stanchezza, sono segno di come lo abbiamo seguito, di quali strade abbiamo fatto per cercare le sue pecore perdute, tentando di condurre il gregge ai verdi pascoli e alle acque tranquilli. Il Signore ci lava e ci purifica da tutto quello che si è accumulato sui nostri piedi per seguirlo. Questo è sacro. Non permette che rimanga macchiato», ammonisce. «Come le ferite di guerra Lui le bacia, così la sporcizia del lavoro Lui la lava», aggiunge.