Roma, l’ambulanza non riesce a entrare nel campo: muore una donna rom

Una tragedia annunciata e assurda

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È la storia di una tragedia annunciata, verrebbe da scrivere. Annunciata da quando sono stati posizionati all’ingresso del campo rom di Salviati 2, quei maledetti blocchi di cemento. Gli abitanti del campo hanno detto in ogni occasione che era una pazzia rinchiuderli dentro cosi.  Lo ha ripetuto l’esponente dei rom di via Salviati all’Assessore Danese nella riunione con la Rete Territoriale Roma Est svoltasi in Assessorato il 24 di febbraio scorso e lo hanno detto pubblicamente ancora al Teatro Quarticciolo nell’iniziativa per il superamento dei campi realizzata il 13 marzo.

UNA MORTE ANNUNCIATA – Tutti hanno urlato che in quelle condizioni “…non sarebbe riuscita a passare nemmeno un’ambulanza;  e dire che siamo pieni di anziani, ammalati, donne incinte…”. E allora, ambulanze e mezzi di soccorso non possono agire. Così muore una donna  perché non è stato possibile soccorrerla. Muore davanti ai vigili urbani, che dovrebbero presidiare il campo ma che non sono mai riusciti ad impedire un solo rogo, cosa che dovrebbe motivare la loro presenza. Così come nessuno ha mai spiegato la presenza di quei mastodontici blocchi di cemento, strumenti di una morte annunciata.

IL RACCONTOI DELLA RETE TERRITORIALE ROMA EST – «È accaduto nella notte dell’8 aprile 2015, giornata internazionale dei rom e sinti; “un incidente di percorso”? “un effetto collaterale”?. La famiglia disperata ha provato a portare a braccia quella donna morente, scavalcando muri e caricando il suo corpo, tra tanti ostacoli, verso l’ ambulanza che era costretta a restare fuori con i mezzi per la rianimazione. Ma era già troppo tardi. Troppo sorpresi e impotenti i medici e gli infermieri di questa situazione senza senso.
C’è un rappresentante delle istituzioni che è in grado di affermare che NON ACCADRA’ PIU’? Quante vite vorranno avere ancora sulla  coscienza, questa Giunta e il Sindaco di Roma?  Il Sindaco è anche un medico e potrà capire l’assurda pazzia di morire nella città che lui guida; e perché ha consentito di sbarrare una strada ai mezzi di soccorso.
Quando si metterà fine a questa insensata politica di repressione formulata dal delegato alla “sicurezza” Matarazzo e messa in pratica dal “De Gennaro nostrano” Di Maggio? Il commercio dei metalli va regolato, non creando carceri e situazioni a rischio di morte nei campi rom della capitale.
Noi non ci rassegneremo. La nostra Rete è, e sarà sempre più impegnata per restituire la dignità delle persone rom con il superamento dei campi e la loro definitiva chiusura e nella difesa dei diritti degli abitanti dei quartieri limitrofi  sempre più esasperati dalla mancanza di coraggio delle istituzioni».

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