Disabili in ospedale: percorso a ostacoli per due terzi dei pazienti

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Due ospedali su tre in Italia non hanno percorsi e servizi adeguati ad accogliere le persone con disabilità, trasformando il bisogno di cure in un percorso a ostacoli. A denunciarlo è stato il Presidente della cooperativa sociale Spes contra spem Luigi Vittorio Berliri che gestisce alcune case famiglia a Roma: “In ospedale una persona con disabilità rischia di diventare disabile due volte, perché per avere diritti uguali a tutti gli altri ha bisogno di risposte diverse” ha affermato commentando i dati prima indagine conoscitiva sui percorsi ospedalieri per le persone con disabilità presentato ieri al convegno “Ospedale e disabilità”, presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma.

La relazione, realizzata dalla onlus Spes contra spem,  insieme all’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Fondazione Ariel e Fondazione Umana Mente ha evidenziato dati sconcertanti: solo in poco più di un terzo delle strutture (36%) è previsto un percorso prioritario per i pazienti con disabilità. La percentuale più elevata si trova nelle regioni del Centro (45,5%), la più bassa al sud (19,4%).

Sul fronte dell’accoglienza solo il 16,8% delle strutture ha un punto unico di accoglienza per le persone con disabilità. Esso è presente nel 20,9% delle strutture del Nord, mentre tale quota non raggiunge il 13% degli ospedali al Centro-Sud e Isole. Inoltre nessuna struttura dispone di mappe a rilievo per persone non vedenti, mentre solo il 10,6% è dotato di percorsi tattili. Display luminosi per chi ha problemi uditivi esistono nel 57,8% degli ospedali. Solo il 12,4% dei Pronto Soccorso – nessuno al Sud – ha locali o percorsi adatti per visitare pazienti con disabilità intellettiva. Migliora la situazione per quanto riguarda la presenza della figura del case manager (prevista nel 61,5% delle strutture); la grandissima maggioranza degli ospedali (95,7%) ha risposto di consentire la permanenza, oltre l’orario previsto per le visite, del caregiver della persona con disabilità.

L’indagine è il frutto di un questionario inviato tra gennaio e settembre 2014 via web a 814 strutture ospedaliere (ASL, Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari, IRCCS – Istituti di Ricerca e Cura a carattere Scientifico) individuate su tutto il territorio italiano. Dieci domande a risposta chiusa sulla presenza di misure, presidi,percorsi clinico assistenziali e figure professionali per verificare le modalità di accesso e di cura delle persone con diverse tipologie di disabilità.

Tra i presenti al convegno oltre a Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane  e Nicola Panocchia, coordinatore scientifico Progetto “Carta dei diritti delle Persone con disabilità in Ospedale” di Spes contro spem hanno dato il loro contributo il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi che ha ricordato: “Due strutture sanitarie su tre sono impreparate ad accogliere persone con disabilità. E’ un dato, quello fornito da questo studio, che deve farci riflettere sull’importanza di insistere nella costruzione di un sistema che punti alla centralità della persona nei servizi di cura e assistenza – ha affermato Ricciardi – Siamo perciò lieti di ospitare questa prima indagine nazionale che può diventare senz’altro un punto di partenza per censire non solo la qualità dell’offerta di cura ma anche il suo livello di umanizzazione.”

Presente anche l’assessore regionale alle Politiche Sociali Rita Visini che ha sottolineato gli impegni della Regione su questo fronte: “È paradossale che chi ha più bisogno di cure faccia più fatica ad avere quanto gli spetta. Proprio per questo da novembre la Regione ha avviato la sperimentazione “Curare con cura”, un servizio di assistenza personalizzata che accompagna i pazienti disabili non collaboranti in tutto il loro percorso sanitario. Al momento il progetto è in corso al Polo integrato Santa Caterina della Rosa della Asl Rm 2 al Prenestino, ma l’obiettivo è estenderlo fra tre anni a tutte le Asl e tutte le Case della salute del Lazio”.

Francesco Unali

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