In mattinata le celebrazioni alla Sinagoga, che gli ebrei di Roma chiamano il Tempio Maggiore. Poi alla stazione Tiburtina la ricollocazione della targa che ricorda la deportazione degli ebrei romani. In mezzo tante altre manifestazioni nei municipi ed eventi culturali come l’inaugurazione di una mostra al Vittoriano intitolata “La Razzia degli Ebrei di Roma”, fino alla marcia silenziosa che ogni anno parte da S. Maria in Trastevere per arrivare a Largo 16 ottobre 1943, nel cuore del Ghetto.
È una sintesi, per nulla esaustiva, della giornata che la capitale vive oggi nel ricordo dei 70 anni del rastrellamento dei cittadini di religione ebraica da parte dei nazisti. Tanti i commenti nella mattinata, dai rappresentanti delle istituzioni locali a quelli della comunità ebraica, incluso un messaggio di Papa Francesco. Il Pontefice ha voluto ricordare che «l’odierna commemorazione potrebbe essere definita come una memoria futuri. Un appello alle nuove generazioni a non appiattire la propria esistenza a non lasciarsi trascinare da ideologie a non giustificare mai il male che incontriamo, a non abbassare la guardia contro l’antisemitismo e contro il razzismo qualunque sia la loro provenienza».
Dal canto suo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sottolineato: «Quello della giornata di oggi è un significato talmente evidente di grande solidarietà con chi ha sofferto con chi ha combattuto, con chi si è salvato e con chi è perito. Ed è una giornata di grande coesione civile e istituzionale: cattolici, musulmani ebrei, credenti, non credenti, uomini di tutte le fedi».
Se il presidente della Regione Nicola Zingaretti ha parlato del rastrellamento come di una «ferita per tutta Roma» il sindaco Ignazio Marino ha ammonito la città che «deve ricordare la violenza e l”odio che ha subito, violenze e odio che esistono ancora e che bisogna estirpare». Mentre la giornata del ricordo continua tra cerimonie e commemorazioni, restano feroci le polemiche sulla morte e i funerali dell’ex capitano nazista Erich Priebke e il nuovo dilemma diventa la sepoltura del corpo: forse a Cassino, Pomezia o addirittura il ritorno in Germania.